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BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE<br />
COMUNICARE CON L’ANIMA<br />
Questo testo è stato scritto da Silverio Capuzzo all’interno <strong>del</strong>la sua dichiarazione di autoriduzione <strong>del</strong><br />
Servizio Civile. È <strong>una</strong> pagina di grande sensibilità e di forte emozione che insegna ad avvicinare la diversità<br />
con lo sguardo semplice di un bambino.<br />
«Avrei molte cose da dirvi, ma mi trovo in difficoltà, anche perché devo esprimermi scrivendo: è un modo<br />
convenzionale che, tra l’altro, non so usare. A questo proposito vorrei farvi un esempio.<br />
Nel paese dove prestavo servizio civile, c’è un istituto di bambini handicappati; fino ad allora non mi era<br />
mai capitato di incontrarmi con la loro realtà.<br />
La prima volta che ho avuto l’occasione di incontrarli, mi sono trovato in <strong>una</strong> situazione molto strana.<br />
Questi bambini avevano, per me, un aspetto strano: alcuni camminavano altri no – erano in carrozzina –.<br />
Però, appena mi hanno visto, mi sono venuti vicino, mi hanno preso per mano, mi sono saltati addosso, mi<br />
hanno chiesto il nome, da dove venivo, cosa facevo là. Mi hanno subito conquistato e mi sono sentito pienamente<br />
accettato.<br />
Poi, un po’ alla volta, stando assieme a loro, ho imparato a conoscerli e ad amarli.<br />
C’erano ad esempio i bambini sordomuti, alcuni anche spastici; non sapevo cosa dire e cosa fare, ho avuto<br />
la sensazione di essere io l’handicappato. Se dici qualcosa a uno che è sordo, è come se tu non parlassi<br />
giacché non ti può sentire. Sembrerebbe <strong>una</strong> cosa impossibile comunicare perché non si sa come fare; ma se<br />
ti avvicini di più a loro, scopri che non usano questo linguaggio convenzionale <strong>del</strong>la parola però si sanno<br />
esprimere in tantissime altre maniere.<br />
“Parlano” con i gesti <strong>del</strong>le mani, <strong>del</strong> viso, con gli occhi, persino con le gambe: è tutto il corpo che si esprime<br />
e appena incominci a capirli sono di <strong>una</strong> espressività talmente grande da non riuscire a seguirli nemmeno<br />
col pensiero.<br />
Quando comunicano non fanno, come spesso facciamo noi così tanto per fare, traspare in loro l’anima,<br />
l’anima <strong>del</strong>la persona in cerca <strong>del</strong>l’altro.<br />
A volte, andando a trovarli, mi capitava di essere un po’ giù, così, per i fatti miei, ma poi stando con loro non<br />
potevo che essere nella gioia. Non so né cosa né perché né come; so solo che era bellissimo. Qualcosa mi dice<br />
di raccontarvi questo perché voi mi capirete senz’altro».