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associativa tra le più attive in Italia. Lyde ha scritto due libretti di testimonianze formidabili di questo suo impegno<br />

civile. Nel momento in cui scriviamo, l’ottuagenaria signora che da quasi 60 anni è in carrozzina, vive ancora al<br />

nono piano di un alto condominio in centro città, dove per tanti anni tenne la sede <strong>del</strong>l’associazione, accudita da<br />

<strong>una</strong> badante ucraina e sempre disposta ad ascoltare e consigliare i giovani ammalati che le si rivolgono.<br />

I rapporti con l’AISM di Mestre furono ottimi e diverse volte il gruppo intero si ritrovò sotto il portico, per far festa<br />

assieme.<br />

Scambiandoci informazioni imparammo a migliorare l’assistenza. Ennio fu il primo ad ordinare il cuscino<br />

antidecubito “Roho” che risolse i problemi <strong>del</strong>le piaghe al punto che quando morì egli non ne aveva ness<strong>una</strong>.<br />

ADOZIONE DI GRUPPO<br />

Ennio, soprattutto durante l’inverno, conduceva la sua vita tra la cucina e la stanza da letto. Nella stessa stanza<br />

<strong>del</strong>la villa, assieme ad Ennio, dormiva anche Cesare, il padre, che morì nel 1981.<br />

Oltre ai lavori di ristrutturazione, il gruppo di amici si occupava anche di “mettere a letto” Ennio ogni sera, poiché<br />

nessuno in famiglia era in grado di farlo e l’assistenza com<strong>una</strong>le non assolveva a questo compito. Questo rito,<br />

iniziato alla fine <strong>del</strong> 1979 e che si ripeteva ormai tutti i giorni ininterrottamente e senza eccezioni, continuò<br />

ancora per molti anni, anche dopo che Sandro e Daniela andarono ad abitare con lui, e conservò la dimensione<br />

preziosa di momento forte, allegro e spesso conviviale, di incontro fraterno che rinsaldava i vincoli e la determinazione<br />

nelle scelte condivise. Toni, Antonello e Sandro, detto China, (diversi “Gài de la molinèa”), Guelfo,<br />

Giampaolo, Dinamite, Emilio, Zili, Cesco, Depravato, e altri adepti <strong>del</strong>la vituperata setta maschilista di “ònlimen”,<br />

fecero parte <strong>del</strong>la banda che metteva a letto Ennio, e che si arricchì ben presto di molti altri “amici degli amici” -<br />

come i Perini (Andrea e Giancarlo), Massimo, Paolo Dainese e altri volontari di sesso maschile -, per il fatto<br />

semplice che ogni volta si doveva armeggiare con volatili viventi e plastificati (il pappagallo sempre stracolmo e<br />

spesso rovesciato).<br />

Successivamente la banda si ingentilì con la presenza di Antonella, Assunta, Luisella, Linda, Marisa e altre volontarie.<br />

LE PRIME SCELTE DECISIVE<br />

Quando la situazione fisica di Ennio peggiorò, i giovani che lo avevano “adottato” vennero coinvolti per cercare<br />

le soluzioni più opportune a garantirgli un futuro protetto. Ennio non voleva finire i suoi giorni in un ospizio.<br />

Diverse comunità di accoglienza erano sorte in quegli anni per rendere dignitosa e “normale” l’esistenza di<br />

persone ritenute “anormali”. Questa idea piacque molto a tutti e, dopo varie ricerche, scartate altre soluzioni<br />

abitative meno percorribili, si diede inizio ai lavori di ristrutturazione <strong>del</strong>la vecchia e fatiscente barchessa adiacente<br />

alla villa di famiglia. Lo scopo era quello di adattarla per accogliere Ennio e almeno 2 coppie di volontari.<br />

Era un progetto ambizioso, ma rispondeva al bisogno di non far gravare su due sole persone l’accudienza di un<br />

handicappato (come allora si diceva) affetto da <strong>una</strong> malattia che peggiorava senza remissione.<br />

I lavori durarono tre “lunghi” anni e iniziarono il giorno di S. Stefano <strong>del</strong> 1980, con la prima “ripulitura” <strong>del</strong>la<br />

cucina, <strong>del</strong> pollaio e <strong>del</strong>la stalla <strong>del</strong> cavallo che si trovavano al piano terra <strong>del</strong>la barchessa, in disuso dal dopoguerra.<br />

Per l’occasione arrivarono dai Colli Euganei quattro amici a dar man forte ai cazzaghesi che si stavano cimentando<br />

in un’impresa un po’ pazza e, nella fattispecie… puzzolente; eccone i nomi: Renato Chiarello, Maurizio

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