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70<br />
BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE<br />
L’INCUBAZIONE<br />
L’INCONTRO CON ENNIO<br />
Nella casa di Ennio eravamo arrivati in modo piuttosto originale.<br />
Ennio Baldan “Monarin” - questo il soprannome <strong>del</strong>la famiglia, secondo la tradizione veneta - era stato colpito a<br />
18 anni dalla sclerosi multipla. Da quando la malattia lo aveva costretto in carrozzina, era solito, nei giorni di bel<br />
tempo, raggiungere il cancello <strong>del</strong>la sua villa e osservare la gente che passava per la strada. Uno degli incontri<br />
consueti era perciò con il postino.<br />
Benito, il postino che abitava a Cazzago di Pianiga, un giorno si rivolse ad alcuni ragazzi <strong>del</strong>l’Azione Cattolica, in<br />
modo quasi provocatorio, dicendo che sarebbe stato opportuno fare compagnia a quel giovane solo, piuttosto<br />
che limitarsi a parlare di “solidarietà con gli ultimi”. L’invito, dopo molte insistenze, fu raccolto e alcuni si recarono<br />
a trovare questo trentenne che viveva con il padre anziano, la cognata, vedova <strong>del</strong> fratello, e due nipotine. Erano<br />
i primi anni ‘70. Allora la frequentazione <strong>del</strong>la casa di Ennio era limitata a brevi passeggiate e piccoli servizi. Tra<br />
questi, un’incombenza che resterà memorabile nei racconti ìlari degli anni successivi, era il taglio <strong>del</strong>le ortiche<br />
attorno al letamaio nel retro <strong>del</strong>la villa: <strong>una</strong> <strong>del</strong>le ossessioni di Ennio che, non avendo nulla da fare durante il<br />
giorno, si inventava i “lavoretti” per occupare opport<strong>una</strong>mente gli amici. Per noi giovani era il primo incontro<br />
diretto con l’handicap e, attraverso Ennio, con <strong>una</strong> malattia micidiale, a quel tempo difficilmente diagnosticabile,<br />
che colpiva nel fiore <strong>del</strong>la gioventù e condannava irreversibilmente migliaia di persone alla morte precoce o,<br />
lentamente, le paralizzava fino alla fine.<br />
Ennio aveva accettato con fatica il tremendo verdetto, proprio nell’anno in cui aveva preso la patente di guida. Era<br />
un ragazzone alto e robusto. Gran chiacchierone, amava la compagnia e la buona cucina e non si perdeva <strong>una</strong><br />
lotteria, anche se non vinse mai, nemmeno <strong>una</strong> lira . Ascoltava molto la radio, ma non leggeva a causa <strong>del</strong>la<br />
diplopia, un disturbo tipico <strong>del</strong>la Sclerosi Multipla.<br />
L’INCONTRO CON LA SCLEROSI MULTIPLA<br />
Questa malattia gli aveva causato diversi disturbi collaterali e, mentre erano in atto i lavori di ristrutturazione <strong>del</strong>la<br />
casa ed anche successivamente, accudito dall’obiettore Fabio Bettella, dovette essere ricoverato a Mezzaselva di<br />
Roana (Vi) per curare prima un grave prolasso anale e poi le piaghe da decubito (che gli erano state causate non<br />
dalla nostra incuria, ma dalla degenza nell’ospedale che non era attrezzato con il materasso adatto). In questo<br />
caso fu l’interessamento di un amico, Vincenzo Grandesso, a salvargli la vita riuscendo ad ottenere urgentemente<br />
il ricovero in quella struttura altamente qualificata.<br />
Informazioni piu’ autorevoli sulla malattia e le sperimentazioni di nuove terapie si venivano a conoscere negli<br />
incontri organizzati da Lyde Cuneo a Mestre.<br />
La frequentazione <strong>del</strong>la nuova sede mestrina <strong>del</strong>l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla permise di fare nuove<br />
amicizie con altri giovani malati. Lì si conobbe ad esempio Paolo Zuin, di Vetrego, che era stato colpito da <strong>una</strong><br />
forma degenerativa precoce <strong>del</strong>la stessa malattia. A lui è stata intitolata la sala principale dei nostri incontri. Anche<br />
Lyde Cuneo, la fondatrice <strong>del</strong>la sezione AISM di Mestre, era ammalata di Sclerosi a placche: lei ci ha insegnato<br />
che con la volontà e la costanza un disabile può vincere l’indifferenza e la paura e dare avvio ad <strong>una</strong> sezione