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24<br />
IL PORTICO OGGI<br />
MATEMATICA DELLA SOLIDARIETÁ<br />
Ci sono circa 730 persone che ogni anno cercano di riservare mezza giornata <strong>del</strong>la loro vita per “<strong>Il</strong><br />
<strong>Portico</strong>”: non è niente male sommare queste centinaia di disponibilità (disponibilità all’incontro e<br />
anche alla generosità di farsi “mungere” acquistando i biglietti <strong>del</strong>la lotteria!!), perché, se ci si pensa,<br />
vengono fuori proprio 365 giorni interi di festa; come se per un anno, ogni giorno, uno di coloro a cui<br />
giunge questo invito fosse presente nella vecchia “Casa di Ennio” a chiacchierare e a pranzare con i<br />
numerosi ospiti che ormai la abitano.<br />
Questo strano calcolo ci è stato suggerito dalla lettura <strong>del</strong> <strong>libro</strong> “Guida al Volontariato” dove Gianfranco<br />
Bettin scrive: “In Italia fanno i volontari circa 700.000 persone, per cinque ore in media alla settimana:<br />
in termini di ore di lavoro, è come se un’industria grande (quasi) come la Fiat lavorasse esclusivamente<br />
per produrre benessere sociale, per alleviare la sofferenza. E per di più completamente gratis”. Davvero<br />
simpatica questa “matematica <strong>del</strong>la solidarietà” che evidenzia come l’unione fa la forza anche quando<br />
l’unione è ideale e la forza non è per la violenza ma per fare il bene.<br />
<strong>Il</strong> mondo <strong>del</strong> volontariato è “quasi un altro Stato, silenzioso, invisibile. Ma molto, molto attivo. Organizzato<br />
e in crescita. Dove, oltretutto, rendendosi utili agli altri si possono praticare anche nuovi mestieri,<br />
nuove professioni, nuovi modi di organizzarsi e comunicare”. Venire alla festa <strong>del</strong> “<strong>Portico</strong>” è vedere<br />
per mezza giornata un frammento di quel mondo invisibile e contribuire alla sua esistenza.<br />
Ti aspettiamo!<br />
INVITO DI AMBROGIO FOGAR<br />
“ Chi vi scrive è ormai da più di tre anni imprigionato in un corpo che assomiglia al marmo; dal collo in giù<br />
non ho più sensibilità, non sento nè dolore nè piacere; è come vivere solo con la testa. In queste poche<br />
righe mi rivolgo a te, uomo normale, che hai deciso di ritagliare un po’ <strong>del</strong> tuo tempo per dedicarti agli<br />
altri. Sapessi come è forte il rimpianto per la vita che in gran parte <strong>del</strong>la sua manifestazione più evidente<br />
se ne è andata. I sogni prendono molto spazio, non solo <strong>del</strong>la notte ma anche <strong>del</strong> giorno e devo dire che tu,<br />
uomo normale, che hai scoperto il bisogno infinito che hanno le persone come i vecchi, i malati, i carcerati<br />
recuperabili, i malati di tumore e, soprattutto, i bambini condannati da malattie infettive, sei degno di<br />
ammirazione. Tu, con i tuoi problemi <strong>del</strong>la vita quotidiana, lo stipendio, le piccole incomprensioni con la<br />
tua compagna, l’attrito a volte più forte di quanto si vorrebbe con i propri figli, tutti questi problemi sei<br />
riuscito a imbrigliarli e a trovare spazio per soddisfare chi ti chiede con pietà e chi non ti chiede per<br />
orgoglio un po’ <strong>del</strong> tuo tempo.<br />
Non impegnarti in questo settore per senso <strong>del</strong> dovere, ma solo per amore. Tu che hai capito quanto<br />
bisogno c’è <strong>del</strong> tuo aiuto non <strong>del</strong>udermi. fai diventare questo spazio un’idea dominante da non seguire con<br />
sopportazione, ma con la gioia consapevole che ogni goccia <strong>del</strong> tuo tempo è <strong>una</strong> goccia di miele che cade<br />
sulle labbra assetate di chi aspetta solo questo. Io ho trovato <strong>una</strong> grande forza in quel punto in cui la<br />
ragione smette di dare risposte e lascia spazio all’infinito campo <strong>del</strong>la fede. Dico questo non perché al<br />
punto in cui mi trovo non ho alternative, ma è la curiosità che mi spinge a guardare cosa c’è dietro a quella<br />
porta che separa la vita dalla morte.<br />
Uomo normale, non stancarti <strong>del</strong>la tua scelta! Come ti ho detto, falla diventare un pezzo <strong>del</strong>la tua vita: chi<br />
fa bene non può ricevere altro che bene. Se potessi ti abbraccerei, ma tutti e due insieme superiamo con<br />
la fantasia la mia immobilità e stringiamoci in un patto di solidarietà più forte <strong>del</strong> tempo. Ciao uomo<br />
normale, ti aspetto.”<br />
Ambrogio Fogar<br />
Noto escursionista da anni costretto all’immobilità totale<br />
in seguito ad un grave incidente automobilistico.<br />
<strong>Il</strong> brano è tratto dal <strong>libro</strong> di S. Gawronski: “Guida al Volontariato”, Einaudi-Torino 1997, pag. 89