Il Sogno Di Aprire Un Ristorante

La Chiamata della Padella
dato che nella scuola metalmeccanica eravamo tutti
maschi. Tuttavia mi sentivo molto più attratto dalla cucina
che dalla sala. Quegli odori... in particolare mi piaceva
quello del vino che “sfumava” le vivande: carni, pesci,
risotti. Mi affascinava molto anche lo chef, imperioso con
il suo cappello che lo faceva sembrare alto due metri.
Sicuro, autorevole. Dava gli ordini al resto della brigata -
così si chiama la squadra di cucina - senza alzare la voce e
tutti rispondevano con lo stesso tono con parole per noi
incomprensibili. Sembrava che usassero un linguaggio in
codice, zeppo di termini italo-francese: bagnomaria, sauter,
chiarificare, chinois, sbianchire, salamandra, concassare,
sac a poche... Tant’è che, approfittando della mia
inesperienza, per battezzarmi mi mandarono in ferramenta
a comprare i chiodi di garofano e lo spago per legare le
salse, o ancora mi porsero frettolosamente un mestolo da
brodo per servire la zuppa inglese. L’ambiente era molto
stimolante per me che non avevo mai visto una cucina
prima di allora. Purtroppo avrei capito, anche a mie
spese, che non erano tutte così, anzi. Ma questo è un altro
discorso.
Chiesi allo zio del mio amico di poter lavorare in cucina.
Egli mi disse che, non avendo competenza, sarei stato
d’intralcio durante il servizio. Aggiunse però che se proprio
ci tenevo, potevo aiutare e imparare prima del servizio,
durante le fasi di preparazione. Poi mi sarei cambiato
per servire in sala. Che dire: più di così, non avrei osato
chiedere. Mi gustavo le fasi di preparazione dei cibi,
quando i cuochi sono più rilassati e disponibili, senza la
tensione del servizio, momento in cui può sempre succedere
di tutto e, vi garantisco, nulla di piacevole. Non
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