Il Sogno Di Aprire Un Ristorante

La Chiamata della Padella
potete immaginare com’è un cuoco incazzato e sotto pressione,
specialmente a causa delle inefficienze dei camerieri
o delle intromissioni del titolare . Poi passavo in sala
e servivo quello che avevo contribuito a preparare.
Vedere tutto il ciclo completo dell’attività di un ristorante
mi faceva sentire già competente, a tal punto che,
quando capitava di andare a mangiare in qualche ristorante
o pizzeria con famiglia o amici, mi divertivo a dimostrare
quello che stavo imparando, criticando tutto ciò
che secondo me non andava bene. Insomma, “me la tiravo”
un po’ da esperto.
Dopo il diploma giunse anche il momento di andare a
fare un altro servizio, quello per la Patria: un anno di militare
obbligatorio, posticipando così tutte le scelte “definitive”
della vita che, per quanto riguarda il lavoro, per me
significava entrare in fabbrica. Ne ero talmente poco
convinto, che accolsi con piacere l’idea di partire per il
militare, anche se non ero per nulla attratto da quella
vita. Infatti, arrivato alla caserma di destinazione, quando
chiesero a ognuno di noi cosa eravamo in grado di fare,
io dissi subito: il cuoco. E il destino mi venne incontro.
Eravamo in una caserma di organizzazione logistica e strategica,
quindi frequentata da moltissimi ufficiali, i quali
non avevano una mensa a disposizione, ma un vero e proprio
ristorante. La cucina era gestita da un maresciallo di
carriera e un adeguato numero di cuochi, tutti giovani di
leva ma sufficientemente competenti a mandare avanti
una cucina. Inoltre erano particolarmente motivati, perché
far mangiar bene gli ufficiali equivaleva ad un migliore
trattamento: permessi, licenze e altre piccole facilitazioni
tipiche della vita militare.
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