Il Sogno Di Aprire Un Ristorante

La Chiamata della Padella
ta che avevo fatto, mi venne incontro. Trovai un maestro
e qualcosa di più: un amico. Trovai Alberto, un vero
talento, e a differenza di tanti chef che avevo conosciuto,
dotato di grande umanità. Non era tanto più vecchio di
me, ma la maturità e la saggezza che irradiava, insieme
alla sua giocosità, gli davano un’età indefinibile. Aveva
un ristorante affacciato su un lago, semplice e raffinato al
tempo stesso. Mi insegnò molte tecniche, ma soprattutto
mi stimolò a sperimentare, a osare, a perdermi. A girovagare
tra la conoscenza e le emozioni. Mi ripeteva sempre:
‘Ricordati delle tre Esse: Sostanza, Semplicità e
Sensazioni. Di questo hanno bisogno i nostri piatti e il
nostro ristorante. Non pensare mai a quello che gli altri si
aspettano da te o indipendentemente da te. Se cerchi di
accontentare tutti non accontenti nessuno, ma soprattutto
diventi nessuno. Sii invece te stesso, con tutto quello
che ti porti appresso. È tuo. Solo tuo. Se gli dai forza, nessuno
te lo può intaccare. Pensa a riempire l’anima e riversala
nel piatto, il resto verrà da solo’. Aveva capito più di
me quello che avevo dentro, ma che avevo paura di sprigionare.
Forse perché ero stato sradicato durante la mia
infanzia? Non lo so, certo è che mi mancava sicurezza e
lui mi aiutò a trovarla. E quando la trovai in cucina, trovai
anche me stesso e il coraggio di dire la mia.
Dopo tre anni passati con Alberto decisi di andarmene,
riconoscendogli tutto il bene possibile, per rifare il
salto che la prima volta era caduto nel vuoto. Lui capì che
era quello di cui avevo bisogno e mi lasciò andare, anche
se dispiacque a entrambi. Stavolta mi sentivo pronto,
diciamo lievitato al punto giusto e con il tempo che
occorre. Come l’impasto per la pizza che lievita natural-
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