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Il nuovo mondo<br />

Rinaldo Censi<br />

La prima mondiale di Painters Painting si tiene il 26 maggio del 1972,<br />

presso l’American Film Institute Theater di Washington D.C. Nel pieghevole<br />

distribuito all’ingresso ritroviamo una dichiarazione del regista,<br />

Emile de Antonio: «The arts have always been the worm in the apple of<br />

socialism». 1 La frase è così precisa e acuta nella sua forza plastica che per<br />

alcuni istanti abbiamo pensato di intitolare così il nostro intervento. Le<br />

arti sono sempre state il baco nella mela del socialismo. Mele bacate, diremmo.<br />

Insetti larvali scavano tunnel al loro interno. La questione è cruciale,<br />

ed esemplifica quella che possiamo considerare la contraddittorietà<br />

del pensiero di Emile de Antonio. Famoso per i suoi documentari<br />

profondamente politici, capaci di scavare nelle pieghe della storia americana<br />

(McCarthy, Vietnam, Nixon, per esempio), molti si sono chiesti<br />

perché egli abbia realizzato un film sulla situazione dell’arte in America,<br />

dal 1940 al 1970, arrivando a considerare il film, Painters Painting, come<br />

un’aberrazione nella sua carriera. Tanto che lo stesso filmmaker ha per<br />

anni interiorizzato una sorta di autocensura, arrivando quasi a negare il<br />

film, come fosse una sorta di macchia nella sua carriera. Un errore grossolano,<br />

evidentemente, dettato appunto da questa duplicità, o, meglio,<br />

contraddittorietà, tra un fare politico e sociale, da una parte, e l’arte dall’altra.<br />

Come se la prima istanza dovesse inibire la seconda.<br />

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