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sce anche a scorgere in lui l’anima perduta, il ragazzo che si è fatto uomo<br />

conservando qualcosa di essenziale della propria umanità racchiuso<br />

dentro di sé, in un posto che conosce lui solo. Nixon aveva delle qualità,<br />

e c’è qualcosa di commovente in questo individuo pericoloso che ha fatto<br />

la sua ostinata scalata al potere impiegando tutti i trucchi del mestiere;<br />

eppure, è un uomo che sembra costantemente riflettere accanto a se<br />

stesso. Millhouse: A White Comedy dà spesso l’impressione di essere un<br />

film su quell’uomo accanto.<br />

Quell’uomo che sembra aver guardato troppo spesso al mondo come<br />

a qualcosa di astratto, per di più – basti pensare a tutte le metafore<br />

sportive (e in particolare connesse al football) che impiegava in modo<br />

così inappropriato da lasciare a volte gli interlocutori a bocca aperta.<br />

Uno dei momenti più inquietanti di Millhouse: A White Comedy è quello<br />

in cui il regista alterna le immagini di un discorso di Nixon con una<br />

scena dal film di Lloyd Bacon Knute Rockne: All American (1940), un<br />

peana al leggendario allenatore del Notre Dame, norvegese di nascita. E<br />

non si tratta di una scena qualsiasi, no: è quella con «Win one for the<br />

Gipper» del discorso di Ronald Reagan, 8 che qui interpreta la stella del<br />

Notre Dame, George “The Gipper” Gipp. Reagan: l’altra catastrofe<br />

nella politica statunitense dopo Nixon, come si diceva durante la campagna<br />

elettorale. Evidentemente de Antonio sapeva come sarebbero<br />

andate le cose...<br />

Ma, per tornare a Nixon, nel film c’è un momento straordinario in<br />

cui il regista riesce a cogliere perfettamente la personalità divisa di<br />

Nixon, così come la sua capacità di adattamento: monta uno dei suoi discorsi<br />

alternandolo con quello di Martin Luther King «I have a<br />

dream...». Nota bene: non gli mette in bocca le parole di Martin Luther<br />

King, come è stato affermato, bensì inserisce dei passaggi del discorso di<br />

quest’ultimo in un discorso di Nixon. In questo modo, Emile de Antonio<br />

riusciva a dimostrare che Nixon era in grado di parlare in maniera simile<br />

a King, con giri di frase simili, figure retoriche simili, imitandone<br />

perfino il ritmo della battuta e così via. In breve: Nixon, ovvero i Repubblicani,<br />

si erano evidentemente assimilati alla nuova era, e con successo.<br />

Ugualmente indicativa è la scena in cui i reporter chiedono, rivolgendosi<br />

principalmente agli anziani, se si possa veramente parlare di un nuovo<br />

Nixon: la risposta è prevalentemente negativa. “Gli anziani”, poi, è un<br />

motivo ricorrente nel film: il pubblico (e l’elettorato) di Nixon viene di<br />

solito rappresentato come fosse composto unicamente di anziani, e l’effetto<br />

complessivo è un po’ irritante, come se in Nixonland il tempo si<br />

fosse fermato, come se fosse sempre lo stesso pubblico dei ceti medi e<br />

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