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completamente l’azione dei Plowshares Eight. (“Film Quarterly”, 36.1,<br />
autunno 1982)<br />
L’azione dei Plowshares Eight è stato il primo atto di disarmo [dalla seconda<br />
guerra mondiale, NdT]. Era un atto nobile. Ammiravo il coraggio<br />
dei Plowshares Eight, ma non pensavo facesse per me farci un film.<br />
Poi mi accorsi che i media tendevano in gran parte a ignorare quello che<br />
era accaduto. Gradualmente sono diventato più e più interessato al problema<br />
di come si potesse fare un film su quell’evento. Così ho fatto un<br />
salto affittando una troupe, comprando dei nastri, andando sul posto e<br />
filmando quello che avveniva attorno al processo, fuori dall’aula. (“Radix”,<br />
5.1, luglio-agosto 1983)<br />
Ironia<br />
L’essenza del mio metodo e della mia tecnica è l’ironia – il posizionare<br />
un’immagine contro un’altra, senza mai alcuna spiegazione. Questo è il<br />
mio contributo al cinema documentario. [...] Point of Order è stato il<br />
primo documentario realizzato senza narrazione né commento. L’opera<br />
spiega se stessa, come un’opera teatrale, non c’è spiegazione e la percezione<br />
deve avvenire con l’occhio e la mente e l’orecchio. [...] Tutto in<br />
quel film è accuratamente pianificato e c’è sempre ironia tra la verità e la<br />
bugia. C’è sempre ironia. I vecchi registi sovietici dicevano “tra due fotogrammi<br />
è sempre il terzo fotogramma che non c’è, ma la gente lo percepirà”.<br />
(“Inter/view”, 1.3, 1969)<br />
Lavoro<br />
Lavoro molto lentamente. [...] Amo il mio lavoro e amo lavorare, ma<br />
non viene con facilità. La gente che mi conosce in società vede qualcuno<br />
che può parlare rapidamente. E tendo ad avere una percezione rapida.<br />
Ma per il lavoro effettivo – le persone che lavorano con me sono stranamente<br />
divertite da questa cosa – ho risolto alcuni dei problemi che avevo<br />
con i film attraverso quella che io chiamo brutalità, che è lo stare a<br />
guardare i materiali più e più volte ancora fino a che sei esausto. [...] Il<br />
mio lavoro ha a che fare con il sudore. (“Shantih”, 1.4/2.1, inverno-primavera<br />
1972)<br />
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