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(Novanta secondi di Give Peace a Chance non possono farlo.) Come si<br />
può sopprimere ogni prova che la guerra sta ancora continuando? Da<br />
dove ebbe origine la guerra? Dov’è il sistema che l’ha prodotta? 20<br />
Hearts and Minds fallisce laddove l’obiettivo era di fare un film storicopolitico<br />
coerente. E conoscendo la missione che de Antonio si era dato<br />
per In the Year of the Pig, si può dire che sia stato uno dei pochi registi<br />
ad andare al di là della superficialità di un pensiero binario, cercando di<br />
presentare e spiegare e dare un’opinione sulla complessità della guerra<br />
del Vietnam. Possiamo dire: “missione compiuta”. Ovvero, per dirla<br />
con le parole di una recensione di Joseph Morgenstern in “Newsweek”:<br />
«Ci serve la nostra storia recente sbattendocela in piena faccia, come<br />
una torta al napalm». 21<br />
Note<br />
(Traduzione di Dario Marchiori e Federico Rossin)<br />
1 Si veda Lawrence W. Lichty, Vietnam: a television history – Media research and some<br />
comments, in Alan Rosenthal (a cura di), New challenges for documentary, University of<br />
California Press, Berkeley 1988, p. 498.<br />
2 Pauline Kael, Blood and snow, “New Yorker”, 15 novembre 1969, ora in Douglas Kellner,<br />
Dan Streible (a cura di), Emile de Antonio: a reader, University of Minnesota Press,<br />
Minneapolis 2000, pp. 201-202.<br />
3 François Niney, L’épreuve du réel à l’écran, de Boeck Université, Bruxelles 2000, p. 266.<br />
4 Si veda quanto dice Emile de Antonio nell’intervista con Michel Ciment e Bernard<br />
Cohn, “Positif”, 113, febbraio 1970, p. 29.<br />
5 Joris Ivens, Io-cinema. Autobiografia di un cineasta, Longanesi, Milano 1979, p. 104<br />
[traduzione modificata].<br />
6 Intervista a de Antonio con M. Ciment e B. Cohn, cit.<br />
7 Paul Ricœur, L’objectivité de l’histoire et la subjectivité de l’historien, in Histoire et vérité,<br />
Seuil, Paris 1955, p. 34. Si veda anche pp. 55-56.<br />
8 Friedrich Nietzsche, La volontà di potenza, Bompiani, Milano 1992, fr. 481, p. 271. Nonostante<br />
la sua radicalità, questa dichiarazione annuncia la fenomenologia di Husserl e<br />
Heidegger. È nello stesso filone di pensiero che quest’ultimo definisce l’ontologia «l’ermeneutica<br />
della fatticità», diventa in Essere e tempo «l’ermeneutica del Dasein».<br />
9 «... qualsiasi insieme di fatti poteva essere descritto in vario modo e con uguale legittimità,<br />
al punto che non esiste una sola descrizione originale e corretta di alcunché, sulla<br />
base della quale un’interpretazione possa venir supportata conseguentemente» (Hayden<br />
White, The fictions of factual representation, in Tropics of discourse. Essays in cultural criticism,<br />
John Hopkins University Press, Baltimore Maryland 1978, p. 127).<br />
10 «L’impossibilità di una congruenza perfetta tra il testo e la storia nasce dall’impasse tra<br />
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