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Propaganda<br />

Ritengo che la maggior parte delle opere di propaganda falliscano perché<br />

propongono un discorso diretto e il discorso diretto stabilisce la<br />

propria forma di tautologia. Se uno dice: “La guerra del Vietnam è sbagliata”,<br />

cosa ha detto in fin dei conti? D’accordo, io e lei sappiamo che<br />

la guerra del Vietnam è sbagliata, ma non è stato detto nulla che abbia<br />

un qualche significato. Quando si mostra il colonnello Patton che sorridendo<br />

dice che i suoi soldati sono «una banda di assassini fottutamente<br />

bravi», si sono dette almeno venti cose. (“Cahiers du Cinéma”, 214, luglio-agosto<br />

1969)<br />

Talvolta non capisco quale sia la distinzione tra propaganda e passione e<br />

propaganda e politica. (“Cineaste”, 12.2, 1982)<br />

Pubblico<br />

I miei film sono fatti da un punto di vista minoritario, in modo indipendente,<br />

senza il sostegno delle major, ognuno come un’impresa individuale.<br />

Non penso mai al contratto di distribuzione fino a che il<br />

film non è finito. D’altra parte, chiunque fa dei film li fa perché siano<br />

visti. Ma mentre li sto facendo non penso al pubblico. Quello che sto<br />

facendo deve piacere a me. (“Shantih”, 1.4/2.1, inverno-primavera<br />

1972)<br />

I film ordinari, che sono per definizione non-rivoluzionari, agiscono sul<br />

pubblico, forzano il pubblico a essere passivo. Mentre nel nostro film<br />

cerchiamo di farvi diventare una parte del film, di far sì che mettiate in<br />

questione il film e il mondo in cui vivete. Non cerchiamo di sommergervi<br />

con esso. (“Free for All”, maggio 1976)<br />

Non volevo un narratore che dicesse qualcosa. Questa è la differenza<br />

tra un film che ha aspirazioni artistiche e politiche e la spazzatura che<br />

l’industria del divertimento vomita fuori: volevo che le persone percepissero<br />

da sé cosa stava accadendo. Volevo che le persone avessero un<br />

ruolo attivo. Ecco quello che ho fatto in tutti i miei film. Non spiego. Se<br />

devo spiegare, non voglio farlo nel film. Sento che il pubblico è molto<br />

più intelligente dei critici. [...] La vera natura della nostra società è che il<br />

pubblico di massa è tagliato fuori dalle idee e chiaramente indottrinato<br />

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