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Vita e dossier di un<br />
filmmaker anarchico<br />
Jonathan Rosenbaum*<br />
La questione per me, nell’opera di de Antonio, non è mai stata l’intelligenza<br />
– i suoi film sono pura intelligenza – ma l’intelligenza filmica. Il<br />
montaggio di Point of Order (1963) ha certamente questa intelligenza<br />
filmica, e così ce l’ha il potente inizio di In the Year of the Pig (1968), ma<br />
in entrambi i casi si trattava di manipolare in modo creativo del materiale<br />
d’archivio. Quando si tratta di filmare del materiale suo, de Antonio<br />
sembra considerare la macchina da presa come un meccanismo per registrare<br />
dei mezzibusti, piuttosto che come un mezzo espressivo in sé: la<br />
sua intelligenza si esprime cioè soprattutto nelle sue decisioni su cosa<br />
filmare e come montare, non sul come filmare.<br />
Mr. Hoover and I (1989) è calibrato sul principio del mezzobusto in<br />
maniera anche più scoperta e inesorabile rispetto agli altri film, e, dal<br />
momento che il mezzobusto in questo caso è principalmente de Antonio<br />
stesso, si potrebbe supporre che questo sia il suo film meno cinematografico.<br />
In realtà, per il modo in cui è concepito e realizzato – filmato,<br />
parlato, e montato – risulta essere il suo film più cinematografico, un<br />
film che richiama l’attenzione proprio sulla sua costruzione in quanto<br />
* Nuova versione, rivista e corretta per questo libro, di un saggio originariamente pubblicato<br />
in “Chicago Reader”, 18 maggio 1990.<br />
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