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Lettere d’amore a Miss Libertà<br />
Il fatto è che de Antonio si identifica intellettualmente, e anche poeticamente,<br />
con McCarthy. I valori, ex cattolici, sono gli stessi: compassione,<br />
alto senso della giustizia, coscienza sociale. Sono entrambi intelligenze<br />
fuori moda, perdenti, indipendenti e dunque dalla parte “del torto” e<br />
delle “minoranze”. Inattuali... dureranno nella memoria. Quando il senatore,<br />
polemico con Nixon, afferma «Ho Chi Minh non si può paragonare<br />
a Hitler», come non pensare a Bush jr.? Gli “idealisti donchisciotteschi”<br />
non vincono le elezioni se chi vota è disinformato, terrorizzato,<br />
massacrato dallo sviluppo innaturale del mercato, dalla mobilità sociale<br />
vorticosa, dal “relativismo culturale”, il satana che scandalizza il fondamentalismo<br />
puritano.<br />
Però sapevano entrambi eccitare l’America coriacea ma sottotraccia,<br />
solida eticamente, viva, colta, dionisiaca e antagonista che aspetta solo<br />
un catalizzatore meno “eretico” e più erotico (Bob Kennedy, Obama)<br />
per esplodere. Ma che intanto ha sconfitto il fanatismo politico, il segregazionismo<br />
razziale e sessuale, l’aggressione in Vietnam, il genocidio in<br />
America Latina. E saprà scavare da vecchia talpa, underground, o nuotando<br />
sott’acqua. Cosa che, lo ricorda Haskell Wexler (nella monografia<br />
su de Antonio curata nel 2000 da Douglas Kellner e Dan Streible, Emile<br />
de Antonio: a reader, University of Minnesota Press, Minneapolis 2000)<br />
era proprio la vera specialità e l’hobby del regista. Ma perché il film<br />
andò male e quasi non fu distribuito? Come ricorda l’autore a Alan Rosenthal<br />
in New challenges for documentary (1988), «non fu capito. Era<br />
sul fallimento della sinistra liberal. McCarthy, intellettuale genuino, il<br />
portavoce più rappresentativo di questa tendenza, per un attimo ci ha<br />
dato la speranza che si potesse davvero avviare un processo democratico<br />
reale. Se avesse avuto più coraggio, se solo avesse giocato più duro alla<br />
Convenzione e attaccato di più Humphrey, invece di girargli attorno come<br />
un oscuro monaco che non va in cerca di risse!». Bisogna affrontare<br />
rischi, in politica e nell’arte. Come gli aveva insegnato il compositore<br />
John Cage, istigandolo a buttarsi nel cinema: «devi iniziare ad avere<br />
paura solo quando sei sicuro di controllare le tue paure». Il documentario<br />
ha però anche un tono classico: è cinema dei fatti e della persuasione,<br />
ingenuo e didattico come chi vuol sapere, secondo la lezione di Grierson<br />
e dei sovietici anni venti. In più c’è la “prima persona singolare maschile”<br />
che indaga, senza la rete di sicurezza “del partito”, come all’epoca<br />
dell’American Film and Photo League, e senza voce off ad addomesticare<br />
il pubblico alla “giusta linea”. Il metodo de Antonio è indocile al<br />
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