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costituisce una tappa fondamentale; attraverso un’attività di repressione “per tutto<br />

il ventennio fascista risultarono spezzati i rapporti mafia, politica e istituzioni e<br />

reso impraticabile il controllo mafioso del territorio”.( 17 )<br />

Furono colpiti professionisti, sindaci e grossi gabellotti. Lo stesso Vito<br />

Cascio Ferro, il patriarca noto per il caso Petrosino, non sfuggì a una lunga pena<br />

detentiva. Alcuni dei principali boss riemergeranno poi nel dopoguerra (Vizzini,<br />

Genco Russo e Volpe), molti fuggiranno negli Stati Uniti e altri, infine, non<br />

troveranno eredi.( 18 )<br />

Con i poteri quasi dittatoriali di cui disponeva, il prefetto Mori procedette<br />

all’arresto di migliaia di ma<strong>la</strong>vitosi. Allo stesso tempo, tra comizi e<br />

manifestazioni di propaganda nelle piazze e nelle scuole “inaugurò <strong>la</strong> pratica di<br />

mobilitare l’opinione pubblica e soprattutto i giovani nell’impegno antimafia”( 19 ).<br />

Sotto <strong>la</strong> spinta dei successi, il prefetto si circondò di notabili mafiosi, aristocratici<br />

e gabellotti che gli offrirono <strong>la</strong> loro col<strong>la</strong>borazione. A Frizzi, il grande gabellotto<br />

Epifanio Gristina fu tra i primi caporioni del fascismo locale. “Mori e il fascismo<br />

ebbero così modo di usufruire di un’ondata di dolente trasformismo ovvero di una<br />

crescente corrente di pentiti per convenienza e necessità”.( 20 )<br />

Nel luglio 1937 <strong>la</strong> confessione resa dal medico militare Melchiorre Allegra,<br />

uomo d’onore di Castelvetrano, assume partico<strong>la</strong>re rilevanza in quanto fornisce,<br />

nel corso di un voluminoso verbale, un’accurata descrizione dell’associazione<br />

“che era proprio quel<strong>la</strong> che in Sicilia si chiamava “mafia” da molti conosciuta in<br />

maniera, però, assai vaga perché nessuno, tolti quelli che vi appartenevano,<br />

potevano con sicurezza attestarne l’esistenza”. Allegra rivelò che il mafioso e suo<br />

amico Giulio D’Agate, dopo averlo invitato in un magazzino di agrumi, gli<br />

17 Renda Storia del<strong>la</strong> Mafia. Come. dove, quando, Sigma Edizioni, Palermo, 1997, pag. 225. A<br />

riguardo scrive lo storico S. Lupo: «Tra eccessi terroristici, condanne di innocenti, persecuzioni<br />

politiche, il questore Mori e l’inquisitore Giampietro incontrano e battono duramente <strong>la</strong> mafia»<br />

(Storia del<strong>la</strong> mafia dalle origini ai giorni nostri, Donzelli, Roma 1996, p. 191).<br />

18 Tra i circa 500 mafiosi fuggiti negli Stati Uniti ritroveremo molti dei futuri capi di Cosa Nostra,<br />

da Joe Bonanno, a Joe Masseria, da Carlo Gambino al trafficante Frank Coppo<strong>la</strong>.<br />

19 G.C. Marino: Storia del<strong>la</strong> Mafia, Newton&Compton editori, Roma, 2000, pag. 130.<br />

20 G.C. Marino: Storia del<strong>la</strong> Mafia, Newton&Compton editori, Roma, 2000, pag. 133.<br />

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