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PREFAZIONE<br />
Quando il 23 maggio del 2006, in occasione del<strong>la</strong> commemorazione del<strong>la</strong><br />
strage di Capaci, organizzata dal<strong>la</strong> Fondazione Falcone, entrai per <strong>la</strong> prima volta<br />
nell’au<strong>la</strong> bunker dell’Ucciardone di Palermo, fui colta da una strana sensazione di<br />
incredulità: mi trovavo nell’au<strong>la</strong> in cui cambiarono i destini di moltissime<br />
persone. In quest’au<strong>la</strong>, tra quelle mura, tra quelle sbarre si svolse il primo grande<br />
processo, passato al<strong>la</strong> storia come il Maxi-processo, al<strong>la</strong> mafia, a Cosa Nostra. Per<br />
<strong>la</strong> prima volta <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> mafia aveva facce, nomi, parole, gesti.<br />
Per <strong>la</strong> prima volta <strong>la</strong> mafia e lo stato si trovavano una di fronte l’altro. Per <strong>la</strong><br />
prima volta l’Italia intera si rese conto che <strong>la</strong> mafia esisteva realmente.<br />
Durante il Maxi-processo, più volte riecheggiò <strong>la</strong> domanda: “cos’è <strong>la</strong><br />
mafia?”. Ovviamente c’era chi sosteneva che “<strong>la</strong> mafia è bene”, “che <strong>la</strong> mafia non<br />
esiste”, “che <strong>la</strong> mafia è un’invenzione del cinematografo”.<br />
A distanza di anni da queste dichiarazioni, studiosi, politici, scrittori,<br />
giornalisti stanno ancora cercando di rispondere a questa domanda: “cos’è <strong>la</strong><br />
mafia?”.<br />
La mafia è un fenomeno molto complesso, che ha visto nel tempo evolvere<br />
<strong>la</strong> propria dimensione nazionale, basata principalmente sul controllo del territorio<br />
e dei traffici illeciti, in una, sempre più artico<strong>la</strong>ta dimensione transnazionale con<br />
interessi diversi che vanno dal ricic<strong>la</strong>ggio di denaro sporco al<strong>la</strong> tratta di esseri<br />
umani per giungere a quello che Buscetta definiva il terzo livello cioè il legame<br />
tra mafia e politica.<br />
Sicuramente un forte impulso al<strong>la</strong> conoscenza del fenomeno mafioso si è<br />
avuto con l’avvento dei primi pentiti; attraverso le loro testimonianze, infatti, i<br />
magistrati, le forze dell’ordine, i politici, l’intero Paese, entrarono in contatto con<br />
un mondo di “sapere mafioso”.<br />
Il pentito, scegliendo di col<strong>la</strong>borare con <strong>la</strong> giustizia, rinnega <strong>la</strong> sua<br />
appartenenza all’organizzazione; non solo non godrà più del<strong>la</strong> protezione del c<strong>la</strong>n,<br />
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