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itornare con un cancelliere per <strong>la</strong> verbalizzazione, ma Pisciotta morirà prima.( 31 ).<br />

Sul “mancato” pentimento di Pisciotta i giudici di Viterbo scrissero: “Sembrò che<br />

l’intervento di Gaspare Pisciotta dopo il suo arresto potesse servire a squarciare i<br />

molti veli che coprivano i tragici fatti [...], <strong>la</strong> Corte attese pazientemente che egli<br />

dicesse tutto di quanto a lui constava dei fatti anche perché depositario di tutti i<br />

segreti che precedettero e seguirono <strong>la</strong> strage”( 32 ). Nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione conclusiva del<strong>la</strong><br />

Commissione par<strong>la</strong>mentare antimafia del 1976 si sostiene che le forze di polizia<br />

accettarono “esplicitamente” l’aiuto interessato del<strong>la</strong> mafia, prima per fare il<br />

vuoto intorno a Giuliano (con <strong>la</strong> cattura di alcuni uomini a lui più vicini), poi fu <strong>la</strong><br />

stessa mafia che, puntando sul tradimento di Gaspare Pisciotta, arrivò<br />

all’eliminazione fisica di Giuliano, per l’interesse che aveva al suo definitivo<br />

silenzio (Commissione par<strong>la</strong>mentare antimafia, 1976). Sul<strong>la</strong> morte di Giuliano vi<br />

sono almeno sedici diverse versioni: “La so<strong>la</strong> verità è che non c’è <strong>la</strong> verità”.( 33 )<br />

Durante gli anni Cinquanta <strong>la</strong> mafia continuò a svolgere <strong>la</strong> propria attività<br />

indisturbatamente, poiché al livello istituzionale si continuò a sostenerne, in un<br />

certo modo, <strong>la</strong> sua inesistenza (ma non <strong>la</strong> sua presenza). L’argomento diventò<br />

presto una sorta di tabù tanto che, nelle parole del prefetto di Trapani, i mafiosi,<br />

che pur non venivano mai chiamati tali, vengono definiti “una cerchia di persone<br />

che vive ai margini del<strong>la</strong> delinquenza associata e ne protegge le azioni”( 34 ). La<br />

polizia era convinta, infatti, che l’ordine pubblico non avesse nul<strong>la</strong> da temere dal<strong>la</strong><br />

normale attività del<strong>la</strong> mafia ed anche <strong>la</strong> posizione del<strong>la</strong> magistratura era del tutto<br />

simile. Il tutto era a favore del<strong>la</strong> mafia che rafforzava il suo potere attraverso un<br />

processo di modernizzazione, aiutata anche da una serie di interventi riformatori.<br />

La riforma agraria, l’istituzione del<strong>la</strong> Cassa per il Mezzogiorno, l’avvio dello<br />

sviluppo industriale, contribuirono ad agevo<strong>la</strong>re il rinnovamento delle strutture e<br />

delle strategie mafiose. La riforma agraria, varata in Sicilia il 27 dicembre del<br />

31<br />

G. Cassarrubea: Portel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Ginestra, microstoria di una strage di Stato, Franco Angeli,<br />

Mi<strong>la</strong>no, 1997, pag. 252.<br />

32<br />

M. Pantaleone: Mafia: pentiti? Cappelli Editore, 1985 pag. 17-18.<br />

33<br />

F. Renda: Storia del<strong>la</strong> Mafia. Come. dove, quando, Sigma Edizioni, Palermo, 1997, pag. 294.<br />

34<br />

G.C. Marino: Storia del<strong>la</strong> Mafia, Newton&Compton editori, Roma, 2000, pag. 198.<br />

18

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