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CAPITOLO 5<br />
VITA DA COLLABORATORE<br />
Il contenuto di questo capitolo si riferisce all’intervista concessa dal Dott.<br />
Gianluca Lo Coco, ricercatore in Psicologia Clinica presso il Dipartimento di<br />
Psicologia dell’Università di Palermo (Palermo 31 ottobre 2005).<br />
5.1 Il “dramma”del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione: il mutamento interiore ed il ripudio<br />
dello status di mafioso<br />
Fino a venticinque anni fa l’unico modo per uscire dal<strong>la</strong> mafia era<br />
esclusivamente rintracciabile dietro un atto di violenza: l’eliminazione fisica del<br />
soggetto.<br />
Come già accennato nei capitoli precedenti, l’appartenenza a Cosa Nostra è<br />
sancita non solo da un vero e proprio giuramento, ma soprattutto da una radicata<br />
mentalità di uomo d’onore: il pensare mafioso.<br />
Che cosa si intende per pensare mafioso?<br />
Si identifica in una rappresentazione forte di appartenenza al<strong>la</strong> famigghia e<br />
debole dell’essere umano e del sociale; perpetua modi non complessi di ordinare<br />
<strong>la</strong> realtà, di conoscer<strong>la</strong>, di darle senso, di comunicare con essa.<br />
Sottende un’implicita costrizione al<strong>la</strong> violenza, al<strong>la</strong> soppraffazione del<br />
singolo e del<strong>la</strong> sua soggettività, ma anche l’insicurezza, <strong>la</strong> paura di sbagliare, di<br />
compromettersi e di essere estromessi dal rassicurante e protettivo contenitore del<br />
c<strong>la</strong>n mafioso.<br />
Nel pensare mafioso s’intravede una patologia del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione “individuofamiglia-società”,<br />
che anticipa <strong>la</strong> follia mafiosa, anzi che in essa si conc<strong>la</strong>ma,<br />
perché Cosa Nostra è <strong>la</strong> realizzazione esasperata del pensare mafioso, <strong>la</strong><br />
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