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3.2 Le stragi di Capaci e di via d’Amelio<br />

Il 30 gennaio 1992 <strong>la</strong> Cassazione confermò <strong>la</strong> sentenza del Maxi-processo,<br />

stravolgendo <strong>la</strong> sentenza d’appello del 30 luglio 1991, che aveva ridimensionato<br />

le condanne, mettendo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> fine ad una vicenda giudiziaria che aveva creato<br />

una lunga scia di polemiche e veleni.<br />

Per Cosa Nostra fu un brutto smacco che rischiava di tradursi in una drastica<br />

perdita di prestigio. Riina, infatti, decise di dare un segno, un’esibizione di<br />

violenza criminale per dimostrare, agli affiliati, di essere ancora in grado di punire<br />

i “traditori”. Nell’arco di sei mesi <strong>la</strong> Mafia uccise due dei suoi referenti più<br />

importanti: Salvo Lima( 67 ), l’europar<strong>la</strong>mentare del<strong>la</strong> Democrazia Cristiana, venne<br />

assassinato il 12 marzo 1992 a Palermo; mentre il 17 settembre 1992 sarà <strong>la</strong> volta<br />

dell’esattore Ignazio Salvo. I due presunti “mediatori” sarebbero stati eliminati<br />

perché non più capaci di garantire quelle protezioni che Riina e consoci si<br />

aspettavano.<br />

Non da ultimo l’approvazione del<strong>la</strong> legge sui col<strong>la</strong>boratori di giustizia che in<br />

un quadro di norme “garantiste”, tra benefici penitenziari e protezione, costituiva<br />

un incoraggiamento per chi decideva di uscire dal<strong>la</strong> mafia; Cosa Nostra percepiva<br />

l’esigenza di contrastare questo “processo disgregativo”, avvertito come mortale,<br />

innescato dalle crescenti defezioni dei pentiti”.( 68 )<br />

Cosa fare per ristabilire gli equilibri? Far sentire allo Stato che <strong>la</strong> Mafia non<br />

è sconfitta da “spiuni”o da pesanti sentenze? Cosa Nostra sa come fare le cose<br />

“in grande”, scrivendo una delle pagine più tragiche del<strong>la</strong> storia italiana.<br />

Il 23 maggio del 1992 si consumò <strong>la</strong> ormai nota strage di Capaci dove<br />

persero <strong>la</strong> vita il giudice Giovanni Falcone con <strong>la</strong> moglie (anche lei magistrato)<br />

Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e<br />

67 Il col<strong>la</strong>boratore di giustizia Gaspare Mutolo ha dichiarato che Lima fu ucciso “perché simbolo di<br />

quel<strong>la</strong> componente politica che, dopo essersi servita di Cosa Nostra, aveva tradito i suoi impegni<br />

proprio in occasione del maxiprocesso” G.C. Marino Storia del<strong>la</strong> mafia. Newton&Compton<br />

editori, Roma 2000, pag. 320.<br />

68 G.C. Marino Storia del<strong>la</strong> mafia. Newton & Compton editori, Roma 2000, pag. 321.<br />

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