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Stigmatizzante fu un intervento di Totò Riina che, durante un processo, si<br />
scagliò contro i pentiti, accusandoli di essere dei “bugiardi” e di essere<br />
“imboccati” dai magistrati per assicurarsi benefici e sconti di pena.<br />
La paro<strong>la</strong> d’ordine quindi divenne: uccidere i parenti degli “infami”. Un<br />
caso su tutti, forse il più drammatico ed il più feroce perpetrato da Cosa Nostra, fu<br />
quello dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del col<strong>la</strong>boratore<br />
Santino Di Matteo. L’autore di questo omicidio fu Giovanni Brusca che nel<br />
novembre del ’93 sequestrò il ragazzino tenendolo per due anni segregato per poi<br />
ucciderlo sciogliendolo in un bidone di acido muriatico.<br />
Mai <strong>la</strong> Mafia prima d’ora aveva ucciso in una maniera così raccapricciante,<br />
tanto meno un bambino, ma questo dava il segnale di quali fossero le intenzioni di<br />
Cosa Nostra: dare un monito durissimo e violento a chi si metteva contro di loro,<br />
siano essi Stato o c.d. “infami”.<br />
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