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5.5 La storia di Rita Atria: tra coraggio e disperazione<br />
La vicenda di Rita Atria è una storia legata in una qualche maniera al<br />
fenomeno del pentitismo, anche se lei è stata riconosciuta testimone di giustizia<br />
non col<strong>la</strong>boratrice.<br />
Rita nasce in un piccolo paese del<strong>la</strong> Sicilia, Partanna nel<strong>la</strong> zona del Belice,<br />
nel 1974; <strong>la</strong> sua è una famiglia mafiosa, come tante in quel<strong>la</strong> zona. Quando ha<br />
undici anni perde il padre, don Vito Atria, e gli “affari” del<strong>la</strong> famiglia passano<br />
nelle mani di suo fratello Nico<strong>la</strong>; per Rita il fratello diventa un punto di<br />
riferimento, un’ancora di salvezza.<br />
Crescendo ne diventa <strong>la</strong> confidente, raccogliendo le confessioni delle<br />
dinamiche mafiose di Partanna.<br />
Nel<strong>la</strong> vita di Rita entra Piera Aiello, <strong>la</strong> sua futura cognata che giocherà un<br />
ruolo molto importante per le sue future scelte. Nel giugno del 1991 Nico<strong>la</strong> viene<br />
ucciso e dopo qualche tempo <strong>la</strong> moglie Piera decide di presentarsi<br />
spontaneamente al procuratore di Marsa<strong>la</strong>, Paolo Borsellino.<br />
El<strong>la</strong> fa importanti rive<strong>la</strong>zioni e spinge <strong>la</strong> cognata Rita a fare altrettanto.<br />
Infatti, nel novembre dello stesso anno, <strong>la</strong> diciassettenne Rita, <strong>la</strong> picciridda,<br />
come verrà poi chiamata affettuosamente dal giudice Borsellino, comincia <strong>la</strong> sua<br />
col<strong>la</strong>borazione. Ne nasce un rapporto che va al di là degli aspetti strettamente<br />
formali, Rita sente che quell’uomo è un uomo speciale, una figura forte, lo sente<br />
come quel padre che avrebbe voluto avere.<br />
Rita però non può rimanere in Sicilia; le sue rive<strong>la</strong>zioni e quelle del<strong>la</strong><br />
cognata hanno portato diversi mafiosi in carcere e così è costretta a trasferirsi a<br />
Roma, dove vive una vita blindata, sotto falso nome, lontana dal<strong>la</strong> madre che non<br />
accettò <strong>la</strong> sua scelta, trovando invece nel giudice Borsellino il suo unico conforto,<br />
che <strong>la</strong> proteggerà e <strong>la</strong> sosterrà in questa sua nuova dimensione. I mesi passano e<br />
Rita frequenta <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> tentando di condurre un’esistenza normale. Ma poi arriva<br />
l’estate tragica del ’92 che le porta via per sempre quel giudice-padre; il dolore<br />
per quel<strong>la</strong> perdita getta Rita nel<strong>la</strong> disperazione più totale che <strong>la</strong> porterà a suicidarsi<br />
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