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CAPITOLO 7<br />
LA FIGURA DEL DIFENSORE<br />
Il contenuto di questo capitolo si riferisce all’intervista concessa dall’Avv. Luigi<br />
Li Gotti, difensore di importanti col<strong>la</strong>boratori come Giovanni Brusca, Giuseppe<br />
Marchese, Francesco Marino Mannoia (Roma 16 gennaio 2006).<br />
7.1 Il ruolo del difensore: tra esecuzione del mandato ed opera di<br />
“sensibilizzazione” del mafioso<br />
La figura del difensore si può definire come una figura “in bilico”: tra<br />
legalità e convenienza. L’avvocato infatti instaura un rapporto di natura<br />
strettamente fiduciaria con il neocol<strong>la</strong>boratore, divenendone il custode di molti dei<br />
suoi segreti, ma nello stesso tempo sarà garante dei suoi diritti, soprattutto per<br />
quello che riguarda l’applicazione dei benefici del suo nuovo status di<br />
col<strong>la</strong>boratore.<br />
Già dalle primissime dichiarazioni il difensore si accosta al pentito più con<br />
un atteggiamento di comprensione e di incoraggiamento che di tutore dei suoi<br />
diritti.<br />
Come già ampiamente descritto nei capitoli precedenti, quando il mafioso<br />
comincia a fornire informazioni, il carico emozionale è molto elevato e<br />
sicuramente <strong>la</strong> presenza di un idoneo e preparato difensore, soprattutto all’inizio,<br />
può aiutare “psicologicamente” il mafioso.<br />
Frequentemente accade che, con l’ingresso formale nel sistema di protezione<br />
ed il conseguente cambiamento di vita, il pentito decida anche di cambiare<br />
avvocato; ci sono molte ragioni che incidono su questa scelta.<br />
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