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cosiddetti “tenebrosi sodalizi”( 3 ) (primissime forme di associazionismo mafioso),<br />
di un’organizzazione basata su dei veri e propri codici comportamentali: come<br />
l’omertà, <strong>la</strong> vendetta, giuramenti per entrare a far parte del<strong>la</strong> “società”, rituali di<br />
affiliazione. Ed è proprio con l’omertà che si identifica l’esatto modello di<br />
comportamento del vero mafioso, “l’omu chi parra assai cu <strong>la</strong> so stissa vucca si<br />
disterra” (l’uomo che par<strong>la</strong> molto si rovina con <strong>la</strong> sua stessa bocca) recita un<br />
antico proverbio siciliano.<br />
Uno dei primi mafiosi “ca parra” è Salvatore D’Amico di Bagheria, già<br />
condannato per omicidio e detenuto nel carcere palermitano, affiliato al<strong>la</strong> setta<br />
degli Stuppagghiari, che descrisse <strong>la</strong> cerimonia del giuramento; rivelò quanto<br />
sapeva al<strong>la</strong> polizia e - cosa insolita all’epoca - si disse pronto a confermare le<br />
accuse pubblicamente. Ma non riuscì a prestare <strong>la</strong> propria testimonianza nel corso<br />
del processo contro gli Stuppagghiari tenutosi a Palermo nel maggio del 1878, in<br />
quanto venne assassinato un mese prima.( 4 )<br />
Quasi contemporaneamente a D’Amico ci fu anche un altro mafioso, di<br />
nome Rosario La Mantia di Monreale, pregiudicato per rapina, che di ritorno<br />
dall’America si dichiarò disposto a rive<strong>la</strong>re informazioni utili riguardanti il<br />
processo al<strong>la</strong> cosca Amoroso. I fratelli Amoroso facevano parte di<br />
un’associazione di malfattori; già arrestati nel 1874 erano stati rimessi in libertà<br />
per insufficienza d’indizi( 5 ). Le rive<strong>la</strong>zioni di La Mantia diedero impulso a nuove<br />
indagini; egli col<strong>la</strong>borò per un paio d’anni con gli inquirenti, riferendo notizie<br />
apprese durante il suo soggiorno negli Stati Uniti da Salvatore Marino,<br />
appartenente al<strong>la</strong> cosca degli Stuppagghiari ed emigrato oltreoceano per sfuggire<br />
3 Fra i più noti ricordiamo: <strong>la</strong> setta degli Stuppagghiari a Monreale, <strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza a Favara e nel<strong>la</strong><br />
provincia di Agrigento, i Fratuzzi a Bagheria, l’Oblonica a Girgenti, <strong>la</strong> Scattatiora di Sciacca, <strong>la</strong><br />
Fontana Nuova di Misilmeri, quel<strong>la</strong> dello Zubbio a Vil<strong>la</strong>bate, dei Pugna<strong>la</strong>tori a Palermo, gli<br />
Sparatori a Messina e <strong>la</strong> setta dello Scaglione a Castrogiovanni.<br />
4 Ai funerali del pentito D’Amico non partecipò nessuno dei suoi parenti. Tuttavia le sue<br />
dichiarazioni furono ritenute veritiere dal<strong>la</strong> Corte di Assise di Palermo, che condannò 12 dei 18<br />
imputati. Successivamente <strong>la</strong> Corte di Cassazione annullò il processo e lo assegnò all’Assise di<br />
Catanzaro, dove tutti gli imputati vennero assolti.<br />
5 I fratelli Amoroso vennero riconosciuti colpevoli al processo celebratosi a Palermo nel settembreottobre<br />
1883 e furono condannati a gravi pene.<br />
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