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allegato 1 - schede di analisi degli sbocchi di mercato delle - Inea

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Allegato I – Sbocchi <strong>di</strong> <strong>mercato</strong><br />

VINO COTTO<br />

Caratteristiche generali<br />

Il vino cotto si ottiene con la fermentazione in botti <strong>di</strong> legno (rovere, Castagno, gelso) del mosto <strong>di</strong><br />

uva concentrato per ebollizione a fuoco <strong>di</strong>retto in caldaie <strong>di</strong> rame o acciaio. La pratica generalmente<br />

<strong>di</strong>ffusa per la concentrazione con metodo sopra in<strong>di</strong>cato comporta una riduzione <strong>di</strong> circa un terzo<br />

del volume del mosto (interzatura). La concentrazione per ebollizione a fuoco <strong>di</strong>retto comporta<br />

inoltre:<br />

• la formazione del caramello<br />

• una concentrazione <strong>delle</strong> sostanze zuccherine che permette un elevato grado alcolico del<br />

prodotto finale<br />

• una forte riduzione <strong>delle</strong> sostanze proteiche rese insolubili dal trattamento termico<br />

• un aumento del contenuto <strong>di</strong> glicerina in rapporto alla quantità d’alcol<br />

La tecnica <strong>di</strong> produzione del vino cotto prevede che l’uva, raccolta con qualche giorno <strong>di</strong> ritardo per<br />

permettere una maggiore concentrazione <strong>degli</strong> zuccheri, venga pigiata e <strong>di</strong>raspata con le normali<br />

tecniche. Il mosto ottenuto viene posto in caldaie <strong>di</strong> rame o acciaio in cui avviene la cotturaconcentrazione,<br />

e in cui il mosto “cotto” viene lasciato raffreddare naturalmente e decantare. Posto<br />

successivamente in botti <strong>di</strong> legno inizia la fase della fermentazione, facilitata dall’aggiunta <strong>di</strong> una<br />

modesta percentuale <strong>di</strong> mosto fresco (5%). La tra<strong>di</strong>zione vuole che il vino cotto non sia finito prima<br />

dei 18 mesi, o in generale quando abbia raggiunto i 14 gra<strong>di</strong> alcolici e il residuo zuccherino sia<br />

intorno ai 6-8 g/l per i “secchi” e almeno 15 g/l per gli “abboccati”.<br />

Capacità produttiva della Regione<br />

Nelle Marche da millenni si è sempre prodotto e consumato il vino cotto, e fino ad un secolo fa la<br />

produzione risultava notevole e non c’era conta<strong>di</strong>no che non avesse la propria botte <strong>di</strong> vino cotto.<br />

Molteplici sono le notizie storiche che ci permettono <strong>di</strong> accertare senza ombra <strong>di</strong> dubbio la<br />

produzione del vino cotto e la sua importanza nelle Marche: da Plinio del 70 d.C. fino a Veronelli<br />

che nel “libro dei vini” (1974) parla <strong>di</strong> questa usanza viva nelle province marchigiane <strong>di</strong> preparare il<br />

vin cotto , usanza che risale alla civiltà romana.<br />

Nonostante moltissime persone qualificate in campo enologico abbiano espresso il loro<br />

convincimento che il vino cotto marchigiano non contenga alcuna sofisticazione, ed è un vino<br />

genuino e generoso, nonostante la sua millenaria ed ininterrotta produzione nella regione<br />

marchigiana ed in quella abruzzese, esso non può essere commercializzato con la denominazione <strong>di</strong><br />

“vino”, perché il DPR 12/02/65 n. 162 lo vieta.<br />

Nelle Marche la maggiore concentrazione della produzione <strong>di</strong> vino cotto si ha nelle province <strong>di</strong><br />

Macerata ed Ascoli Piceno. I dati a nostra <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>mostrano come antecedentemente alla<br />

regolamentazione comunitaria del settore viti-vinicolo nel Piceno la produzione <strong>di</strong> vino cotto era<br />

stimata ad oltre 100.000 Hl. Questa produzione costituiva un potenziale red<strong>di</strong>to per molte famiglie<br />

coltivatrici della me<strong>di</strong>a collina picena e dava un’impronta caratteristica alla produzione vinicola<br />

della zona. Attualmente la produzione non è praticamente valutabile.<br />

Sbocchi <strong>di</strong> <strong>mercato</strong><br />

Non esistono dati statistici in merito. Con l’intervento della regolamentazione del <strong>mercato</strong> vitivinicolo<br />

dell’Unione Europea, che esclude dalla commercializzazione prodotti vinicoli che<br />

presentano nella loro composizione particolari prodotti quali il caramello ed altri componenti propri<br />

del vino cotto (componenti derivanti dalla bollitura a fuoco <strong>di</strong>retto dei mosti), questo prodotto non<br />

ha più <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere definito vino.<br />

Il prodotto comunque è ancora una realtà concreta a livello <strong>di</strong> produzione locale e per consumo<br />

proprio dei viticoltori. Da indagini effettuate si rileva inoltre che esiste sul <strong>mercato</strong> una domanda<br />

effettiva non sod<strong>di</strong>sfacibile a causa del <strong>di</strong>vieto citato. Si stima che il reale potenziale <strong>di</strong> questo<br />

prodotto, per la sola area del Piceno, può facilmente raggiungere i 200.000 Hl, tutti collocabili sul<br />

Piano <strong>di</strong> Sviluppo Rurale della Regione Marche<br />

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