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Linea di Ricerca 1 - Fondazione Don Carlo Gnocchi

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verificare che la tossina induce una marcata inibizione della<br />

funzionalità barocettiva in<strong>di</strong>pendentemente dalle variazioni<br />

<strong>di</strong> pressione arteriosa.<br />

• In collaborazione con l’U.O. <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ologia Riabilitativa<br />

FDG <strong>di</strong> Parma, si è giunti al termine delle analisi e alla<br />

stesura del lavoro finale (poi pubblicato nel gennaio 2011)<br />

<strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o finalizzato a in<strong>di</strong>viduare in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> so<strong>di</strong>osensibilità<br />

basati sulla sola analisi del livello me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> frequenza<br />

car<strong>di</strong>aca e della caduta pressoria notturna. L’efficacia<br />

del metodo è stata stu<strong>di</strong>ata su 46 pazienti ipertesi<br />

confrontandone le stime con i risultati ottenuti attraverso<br />

la valutazione tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> so<strong>di</strong>osensibilità. I risultati<br />

hanno evidenziato che il 67% dei pazienti che hanno una<br />

caduta notturna <strong>di</strong> pressione arteriosa minore del 10%<br />

del valore pressorio me<strong>di</strong>o registrato sulle 24 ore e una<br />

frequenza car<strong>di</strong>aca me<strong>di</strong>a giornaliera maggiore <strong>di</strong> 70 battiti<br />

al minuto sono so<strong>di</strong>osensibili. Questi dati suggeriscono<br />

l’uso del monitoraggio pressorio sulle 24 ore come<br />

strumento per identificare i pazienti a maggior rischio <strong>di</strong><br />

so<strong>di</strong>o sensibilità, evitando così <strong>di</strong> dover sottoporre ai molto<br />

più impegnativi test tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> so<strong>di</strong>osensibilità circa<br />

la metà dei pazienti ipertesi.<br />

b) Approfon<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> aspetti <strong>di</strong> fisiologia car<strong>di</strong>ovascolare<br />

• Si sono analizzati dati precedentemente raccolti in collaborazione<br />

con l’Aeronautica Militare Italiana sull’effetto<br />

sul sistema car<strong>di</strong>orespiratorio <strong>di</strong> particolari manovre in<br />

volo caratterizzate da brusche variazioni gravitazionali (da<br />

−1 g a +5 g in 2-5 secon<strong>di</strong>) e atte a sollecitare il cosiddetto<br />

push-pull effect (PPE). In con<strong>di</strong>zioni estreme, questo fenomeno<br />

può portare alla temporanea per<strong>di</strong>ta della visione<br />

e coscienza del pilota. Un’indagine sugli aspetti fisiologici<br />

legati a queste manovre è quin<strong>di</strong> funzionale alla ottimizzazione<br />

<strong>di</strong> contromisure. Questo esperimento rappresenta<br />

la prima rilevazione del fenomeno durante voli reali (i dati<br />

finora <strong>di</strong>sponibili sono stati raccolti in situazioni simulate<br />

in laboratorio attraverso l’uso <strong>di</strong> centrifughe). Tutte le registrazioni<br />

(15 voli) sono state effettuate utilizzando la maglietta<br />

MagIC. Abbiamo effettuato le prime analisi dei dati<br />

raccolti su 3 piloti, soffermandoci in particolare sugli effetti<br />

delle manovre sulla frequenza car<strong>di</strong>aca. I risultati, presen-<br />

<strong>Linea</strong> <strong>di</strong> <strong>Ricerca</strong> 1<br />

tati a congressi del settore, hanno documentato per la prima<br />

volta gli effetti del push-pull sul ritmo car<strong>di</strong>aco durante<br />

situazioni <strong>di</strong> volo reale ed evidenziano un quadro <strong>di</strong> iperattivazione<br />

simpatica a +5 g quando la manovra è preceduta<br />

da una sollecitazione gravitazionale negativa. Le analisi<br />

sono in fase <strong>di</strong> completamento. Gli aspetti conoscitivi risultanti<br />

da questo stu<strong>di</strong>o sono attinenti alla comprensione<br />

dei meccanismi fisiopatologici sottostanti alle <strong>di</strong>sfunzioni<br />

nel controllo car<strong>di</strong>ovascolare osservabili durante i cambi<br />

posturali in molte patologie.<br />

• Sono altresì proseguite le attività sperimentali relative allo<br />

stu<strong>di</strong>o degli effetti car<strong>di</strong>orespiratori dell’ipossia in quota durante<br />

il sonno. La prima attività in questo settore si è focalizzata<br />

sull’analisi dei dati raccolti da 30 sistemi MagIC nella<br />

spe<strong>di</strong>zione sul Monte Everest nel 2008. Inoltre, facendo<br />

uso della nuova meto<strong>di</strong>ca messa a punto dal Laboratorio <strong>di</strong><br />

Tecniche Avanzate <strong>di</strong> Analisi e Trattamento dei Biosegnali<br />

per la valutazione del livello <strong>di</strong> complessità della <strong>di</strong>namica<br />

dei segnali car<strong>di</strong>ovascolari, si è potuto evidenziare come<br />

l’effetto dell’ipossia nel sonno in alta quota (a 5400 m) non<br />

sia rilevabile utilizzando tecniche <strong>di</strong> analisi tra<strong>di</strong>zionali ma<br />

possa invece essere esplorata attraverso lo stu<strong>di</strong>o delle<br />

componenti complesse e non lineari della variabilità car<strong>di</strong>aca.<br />

La seconda attività in questo ambito riguarda la partecipazione,<br />

nel luglio 2010, a una nuova spe<strong>di</strong>zione sul Monte<br />

Rosa (Capanna Margherita) nel corso della quale sono stati<br />

monitorati, sempre con il sistema MagIC, 25 soggetti durante<br />

il sonno a quota 4580 m.<br />

• Il nuovo algoritmo sopra citato è stato inoltre utilizzato in 9<br />

volontari sani per valutare l’influenza del sistema nervoso<br />

autonomo sulle componenti complesse (autosomiglianza)<br />

della frequenza car<strong>di</strong>aca e della pressione arteriosa.<br />

I dati sono stati raccolti presso l’Università <strong>di</strong> Lione. Nei<br />

soggetti, le registrazioni sono state effettuate durante una<br />

sequenza <strong>di</strong> blocchi autonomici farmacologici (blocco simpatico,<br />

vagale e doppio). Da questo stu<strong>di</strong>o è stato preparato<br />

un articolo accettato nel 2010 e pubblicato nel 2011.<br />

Con la stessa metodologia in 60 volontari sani si è inoltre<br />

stu<strong>di</strong>ato come la postura, l’attività fisica e il genere possano<br />

influenzare la struttura <strong>di</strong> autosomiglianza dei parametri<br />

<strong>Ricerca</strong> corrente<br />

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