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le scienze fisiche nel settecento - fisica/mente

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IL SETTECENTO<br />

La soluzione genera<strong>le</strong> che egli dette al prob<strong>le</strong>ma di percorribilità di una dato<br />

tragitto è che il relativo grafo composto soltanto da nodi pari, col<strong>le</strong>gato cioè a un<br />

numero pari di archi, è sempre percorribi<strong>le</strong> e si può ritornare al punto di partenza senza<br />

sovrapposizioni di percorso. Se un grafo contiene nodi pari e soltanto due nodi dispari<br />

è ancora percorribi<strong>le</strong>, ma non si può più ritornare al punto di partenza. Se contiene<br />

invece più di due nodi dispari, non è più percorribi<strong>le</strong>, senza sovrapposizioni di<br />

percorso. La passeggiata sui ponti di Königsberg è di quest'ultimo tipo, e porta a un<br />

grafo composto da quattro nodi dispari, quindi non ha soluzione. Quello che sembrava<br />

un piccolo rompicapo senza importanza, <strong>nel</strong><strong>le</strong> mani di Eu<strong>le</strong>ro diventò un grande<br />

prob<strong>le</strong>ma matematico, punto di partenza della teoria dei grafi e di una nuova scienza:<br />

la topologia, che investe oggi notevo<strong>le</strong> importanza <strong>nel</strong>lo studio del<strong>le</strong> reti come internet.<br />

Lo studio dei grafi portò a risultati sorprendenti. Uno di questi è la cosiddetta<br />

formula di Eu<strong>le</strong>ro, scoperta dal matematico <strong>nel</strong> 1751. Se in un grafo piano contiamo il<br />

numero di vertici e lo chiamiamo V, il numero di lati e lo chiamiamo E, e il numero di<br />

facce e <strong>le</strong> chiamiamo F, è sempre vera la seguente relazione V - E + F = 1.<br />

Altre ricerche, più vicine alla <strong>fisica</strong> matematica, riguardarono lo studio del<br />

complicato prob<strong>le</strong>ma dei tre corpi che risultò di grandissimo aiuto al calcolo esatto<br />

del<strong>le</strong> tavo<strong>le</strong> lunari che erano di notevolissima importanza all'astronomia nautica (date<br />

<strong>le</strong> posizioni ed i moti di So<strong>le</strong>, Terra e Luna, corpi attraentisi mutua<strong>mente</strong>, determinare<br />

<strong>le</strong> loro posizioni ed i loro movimenti ad un dato istante assegnato). Il metodo, e non<br />

poteva essere altrimenti, era approssimato ma permetteva di fornire risultati utili <strong>nel</strong>la<br />

pratica se solo ci si sottometteva a lunghi calcoli.<br />

Eu<strong>le</strong>r partecipò anche ad una querel<strong>le</strong>, tra <strong>le</strong> tante, che si pose all'epoca, quella del<br />

principio di minima azione (in ogni mutamento che si produce in natura, risulta<br />

minima l'azione spesa <strong>nel</strong> mutamento, dove con azione, almeno in un primo tempo, si<br />

intendeva il prodotto dello spazio percorso per la velocità di un mobi<strong>le</strong>). Ta<strong>le</strong> principio<br />

era stato enunciato dal francese Pierre Louis Moreau de Maupertuis (1698 - 1759),<br />

molto amico di Eu<strong>le</strong>r. Nel 1751 Maupertuis si scagliò contro l'olandese Samuel Koenig<br />

(1712 - 1757) perché aveva assegnato la paternità di ta<strong>le</strong> principio a Leibniz e perché<br />

aveva osato metterlo in dubbio (<strong>nel</strong> suo enunciato, affermava, la parola minimo deve<br />

talvolta essere sostituita con massimo e con ciò crollano <strong>le</strong> conseguenze teistiche che<br />

lo stesso Maupertuis ne aveva tratto: un principio pieno di saggezza, degno dell'essere<br />

supremo). Oggi sappiamo che aveva ragione Koenig ed infatti i principi del tipo<br />

minima azione oggi sono chiamati variazionali proprio perché sottendono la<br />

possibilità di minimo o di massimo). Maupertuis chiese addirittura l'intervento di re<br />

Federico contro Koenig e chiamò a raccolta tutti gli accademici amici perché lo<br />

condannassero e lo radiassero dal numero degli accademici. A ta<strong>le</strong> appello aderì<br />

immediata<strong>mente</strong> Eu<strong>le</strong>r che scrisse a nome di vari accademici una dura <strong>le</strong>ttera a<br />

Koenig. Quest'ultimo rispose con un appello rivolto al<strong>le</strong> persone colte: Appel au<br />

public. Ta<strong>le</strong> appello fu bene accolto, in particolare da Voltaire che ridicolizzò sia<br />

Maupertuis che Eu<strong>le</strong>r in un suo pamph<strong>le</strong>t, Diatribe du docteur Akakia, médicin du<br />

Pape. Voltaire specificò poi che aveva scritto quel<strong>le</strong> cose, tra l'altro, per rivendicare la<br />

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