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le scienze fisiche nel settecento - fisica/mente

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direzione piuttosto che in quella<br />

segue poi affermando che:<br />

IL SETTECENTO<br />

La forza d'inerzia di un corpo qualsiasi è proporziona<strong>le</strong> alla quantità di<br />

materia che esso contiene<br />

E qui si fa strada un nuovo concetto e cioè l'ammissione che la vis inertiae è<br />

determinata dalla forza o potenza necessaria a rimuovere il corpo dal suo stato di<br />

quiete o di moto. Ciò vuol dire che corpi diversi necessitano di forze diverse in<br />

proporzione alla quantità di materia o massa che posseggono. Da ciò segue che <strong>le</strong><br />

masse sono determinate dal<strong>le</strong> forze motrici ed Eu<strong>le</strong>ro dice in modo esplicito che la<br />

massa di un corpo è la forza necessaria ad impartirgli la sua acce<strong>le</strong>razione che è la<br />

formulazione moderna della Seconda <strong>le</strong>gge di Newton.<br />

I lavori di Eu<strong>le</strong>r proseguirono con lo studio del corpo rigido e con una visione più<br />

estensiva del principio d'inerzia: l'inerzia non è determinata dalla massa ma dal tensore<br />

d'inerzia a sei componenti riferite ai tre assi principali d'inerzia del corpo (Ciascun<br />

corpo rigido ha tre assi ortogonali intorno a ciascuno dei quali può oscillare<br />

libera<strong>mente</strong> con moti infinitesimi). E ciò era il preludio al considerare la proprietà dei<br />

corpi come stretta<strong>mente</strong> dipendenti da quel<strong>le</strong> dello spazio (e qui siamo fuori dalla<br />

<strong>fisica</strong> di Newton per avvicinarci al<strong>le</strong> posizioni di Leibniz). E da questo germe partì<br />

Einstein per sviluppare la sua relatività genera<strong>le</strong>.<br />

Egli tenta di riscrivere la meccanica fornendo, come detto, nuove definizioni del<strong>le</strong><br />

grandezze in gioco. Egli parte da una cosa oggi evidente, dalla semplice equazione<br />

differenzia<strong>le</strong> che <strong>le</strong>ga la velocità all'acce<strong>le</strong>razione: du = a.dt (u = velocità ed a =<br />

acce<strong>le</strong>razione) che è parte fondamenta<strong>le</strong> del secondo principio. Il suo studio inizia dai<br />

sistemi discreti di punti per poi arrivare alla meccanica dei corpi rigidi e dei fluidi.<br />

Egli, come vedremo più oltre, mostra che la conservazione della quantità di moto può<br />

essere applicata a tutti i sistemi meccanici, indipendente<strong>mente</strong> dalla loro specificità,<br />

indipendente<strong>mente</strong> cioè se sono discreti o continui. In un lavoro pubblicato <strong>nel</strong> 1752<br />

egli ci presenta <strong>le</strong> equazioni:<br />

F x = Ma x ; F y = Ma y ; F z = Ma z<br />

come assiomi che comprendono in sé tutte <strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi della meccanica e che<br />

corrispondono alla scomposizione del secondo principio secondo i tre assi di<br />

riferimento, con la particolarità che la massa M è ora una mera costante di<br />

proporzionalità e può risultare sia finita che infinitesima. Le equazioni presentate<br />

saranno chiamate più oltre da Eu<strong>le</strong>r i primi principi della meccanica. Esse, note come<br />

equazioni di Newton, sono per la prima volta proposte come equazioni generali ed<br />

esplicite per prob<strong>le</strong>mi meccanici di ogni tipo. Prendendo <strong>le</strong> mosse da tali equazioni,<br />

mediante sostituzione all'acce<strong>le</strong>razione dell'e<strong>le</strong>mento di massa con il vettore velocità<br />

angolare introdotto dal medesimo Eu<strong>le</strong>r, egli risolse il prob<strong>le</strong>ma del moto di un corpo<br />

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