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Versione .pdf - Consiglio regionale del Piemonte

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N UMERO 1<br />

2012<br />

ENTI LOCALI I Riordino degli enti locali<br />

Franca Biglio<br />

Massimo Nobili<br />

presidente Associazione nazionale piccoli Comuni<br />

presidente Unione Province piemontesi<br />

24<br />

Quali ricadute potrebbero avere<br />

sui piccoli Comuni piemontesi<br />

i progetti di legge sulla<br />

riforma degli enti locali in discussione<br />

in Commissione?<br />

Il disegno di legge n.192<br />

“Maccanti” avrebbe ricadute<br />

positive perché lascia ampio<br />

spazio di manovra ai Comuni<br />

nel rispetto <strong>del</strong>la loro autonomia<br />

costituzionale. La proposta<br />

di legge n.191 <strong>del</strong> Pd non è<br />

assolutamente condivisibile, in<br />

quanto presenta pesanti vincoli<br />

all’autonomia dei Comuni,<br />

senza alcuna dimostrazione economica e tecnica di vantaggi per<br />

la razionalizzazione dei servizi. Addirittura prevede soglie di accorpamento<br />

maggiori di quelle previste dal Governo centrale (10mila<br />

abitanti), numeri che a volte non sono raggiungibili nemmeno dai<br />

Comuni di tutta una valle montana. Inoltre, il testo fa rientrare dalla<br />

finestra le Comunità montane che la legge nazionale ha abolito.<br />

Quali sono i punti di forza e quelli deboli <strong>del</strong> testo <strong>del</strong>la Giunta?<br />

Punto forte <strong>del</strong> provvedimento è la possibilità dei Comuni di associarsi<br />

con diversi enti a seconda <strong>del</strong> servizio da svolgere. A nostro avviso<br />

rimangono infatti più confacenti ai piccoli Comuni gli strumenti<br />

<strong>del</strong>la convenzione o <strong>del</strong>la <strong>del</strong>ega, che consentono l’integrazione fra<br />

gli enti senza mettere in discussione la loro identità. Con l’ulteriore<br />

previsione, qualora ne sussistano i presupposti, <strong>del</strong>l’esternalizzazione<br />

dei servizi convenzionati mediante formule imprenditoriali. Maggiori<br />

perplessità riveste invece la previsione pleonastica <strong>del</strong>le Unioni<br />

montane. Inoltre, nel ddl “Maccanti” l’infelice estensione <strong>del</strong>l’obbligo<br />

di gestione in forma associata indiscriminatamente a tutti servizi<br />

pubblici, senza specificare quali, contrasta con alcuni punti <strong>del</strong>l’art.<br />

4 <strong>del</strong> decreto legge n.138/2011 (obbligo per i Comuni, entro un<br />

anno, di effettuare la ricognizione dei servizi pubblici per la liberalizzazione<br />

degli stessi) e non permette agli enti di garantire efficacia<br />

ed efficienza, in quanto non tutti i servizi pubblici sono facilmente<br />

gestibili in convenzione.<br />

Posta la necessità di una razionalizzazione economico-amministrativa<br />

degli Enti locali, quali potrebbero essere i miglioramenti<br />

adottabili?<br />

Riteniamo che l’azione congiunta tra più Comuni per gestire funzioni<br />

e servizi comporti difficoltà tali da richiedere forme snelle e adattabili<br />

a ogni funzione, modificabili in rapporto alla necessità e, ove<br />

necessario, eliminabili senza complicazioni tecnico-giuridiche eccessive.<br />

Come ad esempio lo strumento, che già usiamo e che sarebbe<br />

da potenziare, previsto dall’art. 1 comma 557 <strong>del</strong>la legge nazionale<br />

311/2004, che consente ai piccoli Comuni di “servirsi <strong>del</strong>l’attività lavorativa<br />

di dipendenti a tempo pieno di altre amministrazioni locali,<br />

purché autorizzati dall’amministrazione di provenienza”. Tutto ciò<br />

con notevoli risparmi e scegliendo le professionalità migliori.<br />

Che cosa cambierebbe per<br />

l’Unione <strong>del</strong>le Province piemontesi<br />

con la riforma degli<br />

enti locali?<br />

Entrambi i provvedimenti hanno<br />

l’obiettivo di mantenere i<br />

servizi locali che i singoli enti<br />

non sono più in grado di assicurare<br />

nella misura fino a oggi<br />

garantita. Contiguità e omogeneità<br />

sono i capisaldi per procedere<br />

con le Unioni dei Comuni<br />

che devono sì puntare al<br />

contenimento <strong>del</strong>la spesa e al<br />

mantenimento <strong>del</strong>l’efficienza<br />

ma che, soprattutto nelle zone più marginali e decentrate, devono<br />

prevedere deroghe a eventuali parametri demografici. Nel Verbano<br />

Cusio Ossola, per esempio, ci sono valli amministrativamente composte<br />

da più Comuni che rappresentano un “unicum” socio-geografico<br />

ma che non raggiungono la soglia dei 5mila abitanti. Si tratta<br />

di realtà che hanno estremamente bisogno di essere presidiate dal<br />

punto di vista dei servizi, pena l’accelerazione di uno spopolamento<br />

contro il quale si sta lottando da anni.<br />

Quali sono i punti forti <strong>del</strong>le due proposte?<br />

Garantire ai Comuni - attraverso forme associate - di espletare le loro<br />

principali funzioni in materia amministrativa, scolastica e di polizia<br />

locale, solo per citarne alcune. Per quanto riguarda la parte socioassistenziale,<br />

con la fine <strong>del</strong>l’esperienza dei Consorzi intercomunali<br />

decretati dalla legge nazionale, ritengo che il dimensionamento per<br />

la riorganizzazione sia quello che ricalca il Distretto sanitario che in<br />

molte realtà, come il Vco, coincide già con l’ambito dei Ciss.<br />

Quali i punti deboli?<br />

Come con tutte le riforme, si deve vincere la sfida di essere elemento<br />

di progresso rispetto al sistema precedente. Il dimensionamento - più<br />

efficace per la migliore gestione <strong>del</strong> territorio e dei servizi dando vita<br />

alle Unioni dei Comuni con il superamento di Comunità montane,<br />

consorzi e altri enti strumentali - è un punto sicuramente qualificante<br />

ma va ben studiato nella sua applicazione pratica.<br />

Posta fuori discussione la necessità di razionalizzazione, quali<br />

miglioramenti potrebbero essere adottati?<br />

È sotto gli occhi di tutti che in una realtà quale quella piemontese,<br />

che conta più di mille Comuni con meno di 5mila abitanti, sia<br />

necessario intervenire sul piano <strong>del</strong>le funzione associate. In questo<br />

senso alcune sperimentazioni si sono già avviate e con buoni<br />

risultati. Questa è la strada sulla quale proseguire, andando un<br />

po’ oltre a quell’attaccamento al campanile che è un sentimento<br />

positivo quando si traduce in amore per la propria comunità e<br />

spirito di servizio in favore <strong>del</strong> proprio paese, ma che diventa un<br />

limite che non possiamo più permetterci quando diventa ostacolo<br />

alla sostenibilità amministrativa.

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