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Versione .pdf - Consiglio regionale del Piemonte

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C O N V E G N I<br />

Il <strong>Piemonte</strong> prima <strong>del</strong>l’Unità<br />

Il Risorgimento piemontese non è iniziato nell’Ottocento<br />

ma affonda le proprie radici nel Settecento<br />

ed è stato una rivoluzione fatta anche da politici<br />

conservatori e dal re. Non solo un movimento piemontese<br />

ma anche e soprattutto italiano, visto il<br />

vigoroso afflusso di esuli provenienti dall’intera<br />

penisola, con una Torino che in pochi anni ha visto<br />

la propria popolazione raddoppiare. È questo<br />

il punto di partenza <strong>del</strong> convegno “Il <strong>Piemonte</strong> risorgimentale<br />

nel periodo pre-unitario”, svoltosi a<br />

Palazzo Lascaris l’1 e il 2 marzo. A conclusione di<br />

un intenso anno di celebrazioni per il Centocinquantenario<br />

<strong>del</strong>l’Unità d’Italia, l’Associazione dei<br />

consiglieri regionali, con il sostegno <strong>del</strong>l’Assemblea<br />

<strong>regionale</strong> <strong>del</strong> <strong>Piemonte</strong>, il patrocinio <strong>del</strong>l’Università<br />

degli Studi di Torino e <strong>del</strong>la Delegazione<br />

subalpina di Storia patria, ha gettato una nuova e<br />

inedita luce sul <strong>Piemonte</strong> e l’Italia risorgimentale.<br />

“Le ricorrenze per festeggiare l’Unità - ha dichiarato<br />

Sante Bajardi, presidente <strong>del</strong>l’Associazione<br />

consiglieri - hanno trascurato questo aspetto <strong>del</strong>la<br />

nostra storia, che non dovrebbe essere dimenticato.<br />

Analizzare il periodo pre-unitario significa indagare<br />

quelle realtà piemontesi che hanno anticipato<br />

la creazione <strong>del</strong>l’Italia unita”.<br />

“Il <strong>Piemonte</strong> sabaudo era da secoli quanto di più<br />

vicino ci fosse a uno stato nazione nello spazio italiano”,<br />

ha enunciato il direttore responsabile <strong>del</strong>la<br />

Rivista storica italiana, Giuseppe Ricuperati, che<br />

con il proprio intervento ha aperto il convegno.<br />

È stato, innanzitutto, il primo stato a trasformarsi<br />

in regno, e già a partire dal Cinquecento a <strong>del</strong>ineare<br />

sempre più marcatamente la scelta di una<br />

capitale, Torino. Stato di frontiera, costretto a difendersi<br />

dalle invasioni, si era dotato nel tempo di<br />

un esercito imponente, conquistandosi una certa<br />

importanza in ambito internazionale; aveva sviluppato<br />

un forte controllo <strong>del</strong> territorio attraverso efficienti<br />

apparati amministrativi; aveva creato una<br />

giustizia durissima.<br />

Importante fu il potere che cercò di conquistare<br />

sulla religione: il regno pretese, infatti, di avere un<br />

ruolo nella nomina dei vescovi e fiscalizzò i beni<br />

acquisiti dalla Chiesa dopo il 1620. Ma veramente<br />

rivoluzionario fu il ruolo giocato in campo linguistico.<br />

Il <strong>Piemonte</strong> scelse come lingua per l’insegnamento<br />

nelle scuole secondarie e all’università<br />

l’italiano tra l’ampia scelta a disposizione (dialetto<br />

piemontese, francese, occitano, e castigliano e catalano<br />

per la Sardegna).<br />

Nel Settecento ci furono importanti riforme scolastiche:<br />

l’Università, per esempio, venne arricchita<br />

con intellettuali provenienti da molte parti d’Italia,<br />

a partire da Roma e Napoli, e dalla Francia; la Facoltà<br />

di Legge venne modificata al fine di creare,<br />

non solo avvocati, ma anche magistrati e burocrati<br />

di alto profilo tecnico e scientifico, e quella di Teologia<br />

per formare un clero legato ai valori <strong>del</strong>lo stato.<br />

Oltre alle radici settecentesche <strong>del</strong> Risorgimento,<br />

durante il convegno si è discusso <strong>del</strong>la scienza italiana<br />

di inizio Ottocento, <strong>del</strong>l’emigrazione politica<br />

nel Risorgimento, e <strong>del</strong>la Torino prerisorgimentale<br />

nelle memorie napoletane.<br />

Sono intervenuti Adriano Viarengo, direttore <strong>del</strong>la<br />

Rivista storica italiana, Silvano Montaldo, Enrico<br />

Genta e Ester De Fort, docenti <strong>del</strong>l’Università di<br />

Torino, Pietro Del Negro, docente <strong>del</strong>l’Università<br />

di Padova, Frédéric Ieva <strong>del</strong> Dipartimento di Storia<br />

<strong>del</strong>l’Università di Torino, Andrea Villa, docente<br />

<strong>del</strong>l’Università di Salerno, Giovanni Assereto, docente<br />

<strong>del</strong>l’Università di Genova, Luigi Mascilli, docente<br />

<strong>del</strong>l’Università orientale di Napoli, Marco Novarino,<br />

docente <strong>del</strong>l’Università di Torino, Giuseppe<br />

Galasso, docente <strong>del</strong>l’Università Federico II di Napoli<br />

e Massimo Salvadori <strong>del</strong>l’Università di Torino.<br />

Gli atti <strong>del</strong> convegno saranno pubblicati. (rb)<br />

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