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Associazioni Italiane Malattie Rare 20082009 - Associazione CFS

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XII<br />

<strong>Associazioni</strong> <strong>Italiane</strong> <strong>Malattie</strong> <strong>Rare</strong><br />

Presentazione Orphanet-Italia<br />

Non è difficile riassumere le ragioni che ci hanno spinti a realizzare la seconda edizione del libro delle<br />

<strong>Associazioni</strong> <strong>Italiane</strong> <strong>Malattie</strong> <strong>Rare</strong>, che sono sintetizzate in un documento della Conferenza Stato-Regioni<br />

(Linee-Guida per le Attività di Genetica Medica, 15 luglio 2004): “Le <strong>Associazioni</strong> delle<br />

famiglie sono la coscienza critica della società civile, in quanto inducono a riflettere sui problemi che<br />

quotidianamente affrontano i pazienti e le famiglie e collaborano alla risoluzione di quelli pratici; stimolano<br />

i tecnici a studiare e a ricercare soluzioni per la diagnosi e la cura, soprattutto delle malattie<br />

rare; svolgono attività di informazione per i propri associati e per la popolazione”. Un impegno<br />

civile così importante deve perciò essere fruibile ai malati, ai medici, ai cittadini e alle istituzioni, e<br />

questo libro si propone come il mediatore di queste conoscenze.<br />

Non è casuale che il libro venga realizzato da Orphanet-Italia, uno dei più autorevoli nodi di quella rete,<br />

oggi a dimensione sopraeuropea, che ha creato il più importante database per le malattie rare,<br />

d’intesa con UNIAMO, la federazione italiana delle associazioni delle famiglie con malattie rare, e<br />

con Farmindustria, che offrendo ancora una volta il sostegno a questa iniziativa, sottolinea l’attenzione<br />

delle imprese del farmaco nei confronti di un problema di dimensioni sociali drammatiche.<br />

Da genetisti medici, ci sentiamo fortemente vicini alle persone affette da patologie difficili da diagnosticare,<br />

per le quali mancano, in molti casi, parametri di riferimento e nei confronti delle quali il medico<br />

si vede spesso costretto ad operare in condizioni pionieristiche, mettendo peraltro in campo l’aspetto<br />

più affascinante della propria professione, la medicina individualizzata, un servizio che si rivolge<br />

ad un paziente-persona, piuttosto che ad un paziente visto come un semplice numero all’interno<br />

di un protocollo. Questa sintonia tra il genetista clinico e la persona affetta da una malattia rara<br />

è la conseguenza inevitabile della nozione dell’origine genetica di almeno 80% delle oltre 6.000 (ma<br />

forse molte di più) malattie rare.<br />

Le dimensioni di questo problema, nonché la trasversalità delle malattie rare all’interno nelle specializzazioni<br />

mediche, richiedono una gestione e una presa in carico multidisciplinare. Si tratta di un<br />

aspetto, particolarmente critico, avvalorato da una recente indagine europea, che ha stimato che ogni<br />

persona affetta da una di queste malattie sia valutata mediamente, nel corso della vita, da 9 specialisti<br />

diversi.<br />

Un documento elaborato dall’Expert Group of the <strong>Rare</strong> Diseases Task Force ha identificato le caratteristiche<br />

che qualificano una struttura come “esperta” di malattie rare, che comprendono, tra l’altro,<br />

la capacità di effettuare diagnosi e di prendere in carico i pazienti; un volume di attività significativo<br />

rispetto alla prevalenza di una determinata malattia rara nella popolazione; la capacità di fornire<br />

pareri qualificati; l’uso di linee guida di buona pratica clinica; una elevata competenza ed esperienza,<br />

documentata mediante pubblicazioni scientifiche e riconoscimenti; una attività didattica e di<br />

formazione; un significativo contributo alla ricerca; uno stretto collegamento con altri centri esperti;<br />

un’attività basata su un modello multidisciplinare; la capacità di operare in rete a livello nazionale e<br />

internazionale; la stretta collaborazione con le associazioni dei pazienti. A qualche anno di distanza<br />

dalla creazione della rete nazionale delle malattie rare, nel rispetto delle autonomie regionali, sarebbe<br />

auspicabile un ripensamento della rete stessa, rivisitata sulla base delle raccomandazioni internazionali,<br />

e che tenga conto della voce dei pazienti e delle associazioni, gli interlocutori naturali di queste<br />

strutture diagnostiche e assistenziali.

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