INTERNAZIONALI<strong>di</strong> MicheleCaracciolo <strong>di</strong> BrienzaStati e multinazionali:un confronto tra graduatorieOgni anno le prime cento multinazionali al mondoproducono un quinto <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> ricchezza globale. Secondol’ultima graduatoria sti<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> rivista Fortunenel 2009, si tratta <strong>di</strong> un fatturato complessivo <strong>di</strong> oltredo<strong>di</strong>cimi<strong>la</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri. Se sovrapponiamo <strong>la</strong>graduatoria degli Stati secondo il PIL realizzata dal<strong>la</strong>Banca Mon<strong>di</strong>ale e quel<strong>la</strong> delle prime cento multinazionaliper fatturato, si scopre che tra le prime centoeconomie mon<strong>di</strong>ali ben quarantasette sono aziende.Ci si accorge inoltre che soltanto ventiquattro Stati sucentonovanta producono ogni anno più ricchezza del<strong>la</strong>compagnia petrolifera Royal Dutch Shell, in assoluto <strong>la</strong>multinazionale più grande. Al secondo posto c’è ExxonMobil, un’altra compagnia petrolifera, e al terzo WallMart, colosso statunitense del<strong>la</strong> grande <strong>di</strong>stribuzione.Ma è davvero sensato paragonare le pere alle mele?Tanto per cominciare alcune brevi defi nizioni: il prodottointerno lordo (PIL) è il valore dei beni e servizi fi naliche un’economia nazionale produce in un anno mentreil fatturato consolidato <strong>di</strong> una multinazionale è <strong>la</strong> sommadei fatturati <strong>di</strong> tutte le fi liali locali. I fatturati dellemultinazionali rientrano quin<strong>di</strong> nel calcolo del PIL <strong>di</strong> unpaese per <strong>la</strong> loro quota parte.In realtà, il confronto tra fatturato e PIL serve per capirel’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza e le sperequazioni nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzionedel<strong>la</strong> ricchezza che esistono tra gli stessi Stati.Per scegliere un esempio a caso, British Petroleum haavuto un fatturato nel 2009 <strong>di</strong> circa 360 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>riequivalente a circa tre volte <strong>la</strong> ricchezza prodotta inun anno in tutto il Perù. BP è al quarto posto nel<strong>la</strong> graduatoriadelle prime cento multinazionali del pianeta.La prima in graduatoria, è <strong>la</strong> citata Royal Dutch Shellcon oltre 460 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> fatturato nel 2009.Soltanto due aziende italiane sono tra le prime centomultinazionali: ENI al <strong>di</strong>ciassettesimo posto ed ENEL alsessantaduesimo con un fatturato rispettivamente <strong>di</strong>160 e 90 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri.Le famose sette sorelle non esistono più, ma è un fattoche le prime sette aziende del pianeta siano dellecompagnie petrolifere. Oltre a quelle già citate, possiamotrovare anche Chevron e Total. È <strong>di</strong>ffi cile dunquepensare ad una riduzione consistente dell’uso del petrolioquale fonte <strong>di</strong> energia. La sua estrazione e <strong>la</strong> sua<strong>la</strong>vorazione continuerà ad essere un affare red<strong>di</strong>tizioancora per lungo tempo, nonostante i danni concretiper l’ambiente e per <strong>la</strong> salute. Sarà poi davvero cosìred<strong>di</strong>tizio quando si cominceranno a conteggiare i costiambientali nel<strong>la</strong> bolletta?Un dato interessante riguarda il numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendentidelle multinazionali. Wal Mart è <strong>di</strong> gran lunga <strong>la</strong> primamultinazionale per numero <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori attestandosi acirca due milioni, mentre <strong>la</strong> China National Petroleum,sebbene sia al tre<strong>di</strong>cesimo posto per fatturato, occupaquasi un milione e centomi<strong>la</strong> addetti. Com’è possibileche Royal Dutch Shell, pur operando nello stesso settore,abbia un fatturato tre volte superiore al<strong>la</strong> ChinaNational Petroleum ma un decimo dei <strong>la</strong>voratori? Arcanidell’economia cinese.La prima azienda automobilistica è <strong>la</strong> giapponese Toyotacon oltre trecentomi<strong>la</strong> <strong>di</strong>pendenti e un fatturato <strong>di</strong>circa 200 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri. Si consideri che gli StatiUniti, prima economia al mondo, hanno un PIL <strong>di</strong> circa14’000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri all’anno e il Giappone al secondoposto arriva a quasi 5’000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> USD, seguitopoco dopo dal<strong>la</strong> Cina. L’Italia è tra quei ventiquattroStati che sono più ricchi <strong>di</strong> Royal Dutch Shell. Infatti, ilnostro paese si è collocato al settimo posto con un PIL<strong>di</strong> 2’300 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri preceduto dal<strong>la</strong> Gran Bretagnae seguito dal<strong>la</strong> Russia. Ora, sarebbe interessantevedere una cartina del pianeta in cui <strong>la</strong> superfi cie <strong>di</strong>ogni Stato sia proporzionale al<strong>la</strong> ricchezza prodotta esi vedrebbero delle sperequazioni spaventose.Dei 60’000 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri del prodotto lordo mon<strong>di</strong>ale,ben 40’000 provengono dai paesi industrializzatie soltanto 5’000 miliar<strong>di</strong> dai paesi in via <strong>di</strong> sviluppo,anche se questi ultimi rappresentando circa l’80% del<strong>la</strong>popo<strong>la</strong>zione mon<strong>di</strong>ale. Le gran<strong>di</strong> multinazionali cheproducono buona parte del<strong>la</strong> ricchezza mon<strong>di</strong>ale sonovinco<strong>la</strong>te dalle norme internazionali? Sì, e in ambiti chesi stanno al<strong>la</strong>rgando sempre <strong>di</strong> più. Andrew C<strong>la</strong>pham,Professore <strong>di</strong> Diritto Internazionale presso l’Institut deHautes Etudes Internationales <strong>di</strong> Ginevra, ha evidenziatonel suo libro dal titolo: “Human Rights Obligationsof Non-State Actors” (Oxford University Press, 2007),che c’è una tendenza giurisprudenziale in corso, specialmentein Gran Bretagna, che pone in evidenza <strong>la</strong>responsabilità delle multinazionali nel rispetto dei <strong>di</strong>rittiumani durante l’esercizio delle loro attività nei vari paesi.Si tratta <strong>di</strong> un settore in <strong>di</strong>venire, ma che permette<strong>di</strong> capire <strong>la</strong> rilevanza <strong>di</strong> certe questioni quali il <strong>di</strong>vieto atrattamenti <strong>di</strong>sumani e degradanti e il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> torturada parti <strong>di</strong> entità non statali.<strong>la</strong> Rivistan. 7/8 - Luglio/Agosto 201011
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