Sequenze <strong>di</strong> Jean de <strong>la</strong> MulièreJAFFA<strong>di</strong> Karen YedayaWOMEN WITHOUT MEN<strong>di</strong> Shirin NeshatA Jaffa, non lontano da Tel Aviv, il padre <strong>di</strong> Mali, una giovaneebrea, è proprietario <strong>di</strong> un garage in cui <strong>la</strong>vorano Hassane suo fi glio Toufi k appartenenti ad una famiglia araba. Irapporti sono amichevoli solo in apparenza. Da alcuni anniMali e Toufi k vivono un’appassionata storia d’amore <strong>di</strong> nascostodalle loro famiglie. Ma quando Mali rimane incinta,i due giovani progettano <strong>di</strong> fuggire insieme. Jaffa e’ uno <strong>di</strong>quei piccoli fi lm che costituiscono <strong>la</strong> prova che non sononecessari budget sovra<strong>di</strong>mensionati o molteplici revisioni <strong>di</strong>sceneggiatura per fare del buon cinema. La vicenda del microcosmofamiliare che conduce <strong>la</strong> propria vita quotidana inuna città lontana dagli epicentri del<strong>la</strong> violenza del terrorismoo del<strong>la</strong> repressione è un pretesto per una lettura situazioneisraelo|palestinese. Le ferite sono e restano aperte, e le giovanigenerazioni che tentano <strong>di</strong> sottrarsi al dolore che esseprovocano sono destinate a pagare un prezzo decisamentealto. L’amore può ancora nascere, nonostante tutto. Forsepuò ad<strong>di</strong>rittura illudersi <strong>di</strong> poter trovare <strong>la</strong> strada <strong>di</strong> una liberascelta. Ma basta poco innalzare barriere che si pensavanoparzialmente abbassate.Tehran, 1953. Durante il confl itto per emancipare <strong>la</strong> Persiadalle potenze europee e ottenere <strong>la</strong> nazionalizzazione del<strong>la</strong>Anglo-Iranian Oil Company, quattro donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa estrazionesociale cercano <strong>di</strong> sopravvivere ai loro destini tragici e determinati(da padri e fratelli). Munis possiede un’appassionatacoscienza politica che resiste all’iso<strong>la</strong>mento impostole dalfratello, Faezeh sogna <strong>di</strong> sposare l’uomo che ama, Fakhiri,sposata senza amore, <strong>la</strong>scia il marito e riaccende <strong>la</strong> fi amma <strong>di</strong>un sentimento trascorso, Zarin è una prostituta abusata dagliuomini <strong>di</strong> cui non <strong>di</strong>stingue più i volti. A un passo dal<strong>la</strong> democrazia,sfumata con un golpe militare organizzato dal<strong>la</strong> CIA,Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin <strong>la</strong>sceranno <strong>la</strong> città per <strong>la</strong> terra,uno spazio pro<strong>di</strong>gioso e bucolico dove <strong>di</strong>menticare i soprusi,<strong>la</strong> sopraffazione, <strong>la</strong> violenza, il suici<strong>di</strong>o, lo stupro. Ma fuori dallemura <strong>la</strong> Storia avanza, asse<strong>di</strong>andone le vite e le speranze.L’opera prima <strong>di</strong> Shirin Neshat, senza dubbio originale e affascinante,apre e chiude lo sguardo su un mondo cristallizzatodove l’uomo occupa fi sicamente e politicamente ognispazio e dove le donne hanno solo gli sguar<strong>di</strong> per narrarele loro (non) vite.CELDA 211 <strong>di</strong> Juan MonzonJuan deve incominciare a <strong>la</strong>vorare in un carcere comesecon<strong>di</strong>no. Per tale ragione, un giorno prima <strong>di</strong> iniziareil servizio effettivo, si reca sul luogo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro per potertastare l’ambiente. A causa <strong>di</strong> alcuni calcinacci che cadonodal soffi tto malconcio, si procura una ferita al<strong>la</strong> testa;gli altri secon<strong>di</strong>ni pensano <strong>di</strong> <strong>la</strong>sciarlo momentaneamentein una cel<strong>la</strong> vuota in quanto il recluso che <strong>la</strong> occupava siera suicidato, ma proprio in quel momento nel carcerescoppia <strong>la</strong> rivolta e Juan rimane iso<strong>la</strong>to in mezzo agli altridetenuti. Per salvarsi <strong>la</strong> vita dovrà fi ngere <strong>di</strong> essere ilprigioniero del<strong>la</strong> cel<strong>la</strong> 211. Quarto fi lm del regista DanielMonzón, Ced<strong>la</strong> 211 è un ‘prison-movie’ spagnolo che hatrionfato in patria, portando a casa ben 8 premi Goya,tra cui quello per il miglior fi lm. La pellico<strong>la</strong> è una lungae tragica o<strong>di</strong>ssea <strong>di</strong>etro le sbarre che ha il solo <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong>non <strong>di</strong>re nul<strong>la</strong> <strong>di</strong> nuovo. Il solo elemento innovativo è legatoal<strong>la</strong> politica e, in partico<strong>la</strong>re, al<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffi cile convivenzatra le istituzioni spagnole e l’organizzazione terroristicadell’Eta. Nonostante non brilli per originalità, non ha momentimorti ed è onesto e go<strong>di</strong>bile.<strong>la</strong> Rivistan. 7/8 - Luglio/Agosto 201059
© 2009 Challenge Records InternationalPhoto by: Marcel van den BroekIl pianista jazz Nico<strong>la</strong> Sergio <strong>la</strong>ncia un nuovo <strong>di</strong>scoMusica ad alta quotaIntervista: Luca D’Alessandro«Symbols», questo il titolo dell’ultimo album <strong>di</strong> Nico<strong>la</strong> Sergio. Il compositore e pianistajazz <strong>di</strong> origine ca<strong>la</strong>brese oggi vive a Parigi, dove <strong>la</strong> sua carriera è realmente decol<strong>la</strong>ta.Certamente non solo per il fatto che il brano «Il <strong>la</strong>birinto delle fate» ha veramente spiccatoil volo: infatti, Air France ha acquistato i <strong>di</strong>ritti del pezzo per proporlo in esclusiva comemusica <strong>di</strong> sottofondo durante i voli transat<strong>la</strong>nticiNico<strong>la</strong> Sergio, che impressione le fa, sapere che ilprimo brano del suo CD viene ascoltato a <strong>di</strong>ecimi<strong>la</strong>metri <strong>di</strong> altezza?Mi fa sentire libero, come se fossi io stesso a vo<strong>la</strong>re.Sul<strong>la</strong> stampa specialistica lei viene definito unmusicista d'avanguar<strong>di</strong>a. Si serve <strong>di</strong> generi e stili<strong>di</strong>versi, mesco<strong>la</strong>ndoli con interpretazioni <strong>di</strong>acroniche.In «Violino Gitano», ad esempio, si ha l'impressione<strong>di</strong> essere <strong>di</strong> passaggio in un paese orientale,ma con un salto a ritroso nel me<strong>di</strong>oevo.Diciamo che l'intero <strong>di</strong>sco è un progetto in cui iljazz viene sfruttato per far sì che musiche <strong>di</strong> origini<strong>di</strong>verse possano avere una linfa vitale nuova. Ilmio obiettivo era quello <strong>di</strong> trasformare in una visionepersonale le influenze musicali che ho percorsodurante i miei 15 anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> a Perugia.Può spiegare queste influenze?A Perugia ho stu<strong>di</strong>ato musica c<strong>la</strong>ssica. A <strong>di</strong>ciassetteanni poi ho cominciato a suonare nei gruppipop e rock. Nel contempo mi sono interessato alle60<strong>la</strong> Rivistan. 7/8 - Luglio/Agosto 2010