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Quando la tradizione incontra l'innovazione - Camera di Commercio ...

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Gianni Vattimo al Volkshaus <strong>di</strong> ZurigoDal pensiero debolealle forti nostalgie<strong>di</strong> Mattia LentoGiovedì 3 giugno a Zurigo spazio al <strong>di</strong>battitofilosofico. Il locale Istituto Italiano <strong>di</strong>Cultura e <strong>la</strong> Buchhandlung im Volkshaushanno organizzato un incontro in presenzadell’illustre filosofo Gianni Vattimo. L’occasioneè stata propiziata dal<strong>la</strong> traduzione inlingua tedesca <strong>di</strong> uno degli ultimi libri delpensatore italiano: Ecce comu. Come si ri<strong>di</strong>ventaciò che si era (Fazi, 2007). L’opera,che nel<strong>la</strong> versione tradotta s’intito<strong>la</strong> piùeloquentemente Wie werde ich Kommunist(Rotbuch, 2008), non ha mancato <strong>di</strong> suscitareinteresse e polemiche nel nostro paesee ha segnato l’inizio <strong>di</strong> una nuova fasedel pensiero politico e filosofico dell’intellettualetorineseVattimo, allievo <strong>di</strong> Luigi Pareyson all’Università<strong>di</strong> Torino, dopo <strong>la</strong> <strong>la</strong>urea conseguitanel 1959 nel capoluogo piemonteseprosegue gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> filosofia aHeidelberg, dove <strong>incontra</strong> due figure fondamentaliper <strong>la</strong> sua formazione: Karl Löwith e, soprattutto,Hans Georg Gadamer, <strong>di</strong> cui in seguito introdurràil pensiero nel contesto accademico italiano.Tornato all’Università <strong>di</strong> Torino, è promosso nel1969 Professore Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Estetica e, soltantopochi anni dopo, <strong>di</strong> Teoretica. In breve tempo <strong>di</strong>vieneuna delle voci più influenti nel panoramafilosofico contemporaneo e contribuisce a riattualizzaree riportare in auge il sistema filosofico <strong>di</strong>Nietzsche e quello <strong>di</strong> Heidegger. I suoi interessisono molteplici e travalicano <strong>la</strong> so<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensioneaccademica; il filosofo si è sempre interessato <strong>di</strong>politica e si è <strong>di</strong>mostrato assai sensibile ai temireligiosi. Inoltre, cosa non da poco in un contestocome quello italiano, Vattimo non ha mai fattomistero del<strong>la</strong> propria omosessualità, attirandosile simpatie dei movimenti queer del nostro paese.È certamente una figura poliedrica, restia alconfinamento nel<strong>la</strong> torre d’avorio accademica:filosofo-politico, agitatore culturale, movimentistae <strong>di</strong>vulgatore. Tuttavia, è proprio all’università cheegli e<strong>la</strong>bora, insieme a Pier Aldo Rovatti, un tipo <strong>di</strong>pensiero, definito “debole”, che tuttora alimenta il<strong>di</strong>battito filosofico.Siamo nel 1983 e Feltrinelli pubblica una curate<strong>la</strong>dei due accademici, con una serie <strong>di</strong> saggi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versistu<strong>di</strong>osi che, con meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, si prefiggonoil duplice scopo <strong>di</strong> decostruire i capisal<strong>di</strong> dellemetafisiche cosiddette “forti” e, nel contempo, <strong>di</strong>non abbandonarsi a tentazioni irrazionalistiche:comincia così <strong>la</strong> Storia ufficiale del pensiero debole.Vattimo e Rovatti partono proprio dalle riflessioni<strong>di</strong> Nietzsche e <strong>di</strong> Heidegger e le attualizzanoper giungere a una critica <strong>di</strong> tutti i sistemi dell’etàmoderna che da Cartesio in poi hanno forgiatol’ontologia occidentale. In altre parole, a partireda un nichilismo filosofico scevro da connotazioninegative, pessimistiche o, peggio, catastrofiste,il pensiero debole si configura come capace <strong>di</strong>costruire una Metafisica flessibile e non dogmatica,un Essere non più stabile ma fluido, capace <strong>di</strong>aderire alle mutazioni del <strong>di</strong>venire storico e al<strong>la</strong>molteplicità <strong>di</strong> senso del Reale.In un solo colpo decadono o si svalutano interecolonne del nostro filosofare: il kantismo, l’idealismo,il positivismo, lo storicismo, il pragmatismo,<strong>la</strong> filosofia analitica, lo strutturalismo e, non ultimo,il marxismo. Proprio quest’ultima corrente,tanto importante per comprendere il Novecento,veniva considerata dai “debolisti” come una <strong>di</strong>quelle meritevoli <strong>di</strong> aver decostruito “il vecchio”ma, altresì, colpevole <strong>di</strong> aver restaurato nuoveforme <strong>di</strong> pensiero forte, nuove sovrastrutture incapaci<strong>di</strong> quel<strong>la</strong> flessibilità che il nuovo corso siproponeva <strong>di</strong> promuovere.Nel momento in cui il pensiero debole sembraottenere sempre più <strong>la</strong>rghi consensi (contrastato,però, dal nuovo fermento conservatore del<strong>la</strong>Chiesa Cattolica che sotto il papato <strong>di</strong> Ratzinger sipropone <strong>di</strong> restaurare categorie quali l’Assoluto),Vattimo rivede le proprie posizioni e, pur non rinnegandole,decide <strong>di</strong> conciliarle con quel marxismoche aveva contribuito a superare. Come tuttociò sia potuto accedere egli lo ha raccontato davantiai giornalisti e al pubblico <strong>di</strong> Zurigo, nonchénel libro oggetto del<strong>la</strong> conferenza.Secondo il filosofo, <strong>la</strong> svolta è il risultato <strong>di</strong> un vis-54<strong>la</strong> Rivistan. 7/8 - Luglio/Agosto 2010

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