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478 Lavinia Cozza – Paolo Sommellaroma era per lucos un luogo intimo e chi ha girato con lui per la cittàavrà sicuramente avuto la sensazione di essere accompagnato da unpadrone di casa. alla British school at rome quando lo nominarono honoraryfellow nel 1981 la motivazione affettuosamente ironica fu L’uomo cheha le chiavi di tutta Roma. in un cassetto del suo studio ricordo una scatolacon moltissime chiavi munite di cartellini e numeri di telefono, eranoappunto le chiavi di … roma!le chiavi erano un fatto ufficiale, ma quando eravamo soli io e lui e lechiavi non c’erano, di fronte ad un grande cancello chiuso diceva: dailavinia vieni, scavalchiamo! non si faceva scrupoli a valicare limiti proibitio impervi, doveva raggiungere l’obiettivo, arrivare in contatto con ilreperto, per toccarlo e leggerlo, poi correre al suo tavolo di studio e scrivere,analiticamente e sistematicamente.*********in tale veste di lettore attento ai più piccoli messaggi ancora trasmessidagli antichi monumenti io lo conobbi quando, come studente presso lacattedra diretta da Ferdinando castagnoli, nei primissimi anni ’60 chiesi latesi in topografia di roma e dell’italia antica. anzi, per meglio dire,quando ebbi la tesi da giuseppe lugli, giunto all’ultimo anno d’insegnamentoprima della pensione: in quell’occasione lugli mi disse che, comunque,mi avrebbe seguito nel lavoro il Prof. castagnoli che doveva succederglinel 1962 su quello che era il prestigioso insegnamento che facevariferimento a rodolfo lanciani e che si proiettava, nel periodo umanistico,alla stessa scuola di Pomponio leto.con lucos ebbi poi molte comuni esperienze nell’arco della mia attivitànell’ambito universitario, sia nelle stesse occasioni concorsuali (assistentatonel 1964 e cattedra di Urbanistica antica nel 1975), sia nelle tappeche ci videro dallo stesso lato della barricata come le prove, di cui oggi si èpersa memoria e significato, quali i momenti della libera docenza. insiemeaffrontammo quello che era un vero e proprio scalino d’ingresso all’insegnamentouniversitario trascorrendo una notte nella biblioteca dell’istitutoarcheologico germanico per organizzare le fatidiche lezioni per le quali leregole concedevano solo 24 ore di lavoro preparatorio. le nostre strade siincrociavano a tal punto che ricordo ancora le parole “datevi una mano”con cui castagnoli terminò la lettura delle tracce da noi sorteggiate traquelle indicate dalla commissione, di cui egli faceva parte insieme ad altri,tra i quali mi piace ricordare quelli che poi sarebbero divenuti miei grandiamici: colini e cagiano de azevedo.la libera docenza fu la chiave del suo ingresso ufficiale nell’ambitodell’insegnamento universitario che lo vide titolare della cattedra di topografiaantica a Perugia, anche se dei contatti didattici avevo potuto averediretta esperienza già nelle sue esercitazioni tenute a roma. ma fu a Praticadi mare che quello che era inizialmente un rapporto quasi di devotaammirazione tra lo studente alle prime armi e il docente che sapeva far

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