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480 Lavinia Cozza – Paolo Sommellaattori dalla scena degli studi di topografia di roma antica formatisi, ingran parte, nell’Università dell’Urbe.a tutti è noto come un tema a lui caro fossero gli scavi di Lavinium:qui, con grande lungimiranza scientifica, cozza e castagnoli avevano iniziatole ricerche nel 1956, si può dire a loro spese. in seguito, con un piccolocontributo universitario procurato da lugli, iniziò quello che sidoveva rivelare un filone proficuo non solo dal lato delle conoscenze dellazio arcaico ma anche da quello della formazione di insigni studiosi chefecero le prime esperienze sul campo nel cantiere dell’area sacra dei tredicialtari. anch’io partecipai, prima come studente e poi come condirettoreinsieme a castagnoli, all’affascinante avventura della ricerca di quellefasi del periodo monarchico e repubblicano che rivelarono nella Laviniumpriva di continuità di vita postantica alcuni aspetti che le superfetazioniurbane e urbanistiche di roma avevano cancellato nell’Urbs. ma qui imparaianche non pochi aspetti di comune vita di cantiere che nessuna cattedrauniversitaria poteva dare in quel momento, dalla lettura delle tracce sul terrenoal restauro ed alla integrazione grafica dei monumenti, ma anche aisistemi di protezione (certamente non sofisticati ma indubbiamente utilivista la base finanziaria dello scavo) e ad altre pratiche strumentali (nonultimo il recupero e la conservazione delle attrezzature e finanche dei lucchettiche “basta tenere sempre lubrificati con l’apposito buzzichetto dell’olio”).e a sottolineare il rapporto intensissimo con i documenti lavinati nelquadro di quello che fu sempre un suo contatto privilegiato con l’amico emaestro Ferdinando castagnoli, compagno di studi frutti di continue ecostruttive discussioni, resta l’analisi magistrale della serie degli altarilavinati che vennero da lui disegnati e studiati in ogni più recondito particolarenella edizione degli scavi del 1975.Pagine di vita vissuta ma anche lezioni di alta scuola si affiancavano nelmio rapporto con cozza fin dai momenti della preparazione del “Quaderno”in onore di antonio maria colini, quando venne da lui presentatauna fondamentale lettura della zona della Porticus Minucia nel centro diroma, ulteriore tassello di quello che fu in definitiva il fil rouge della suastoria scientifica insieme alla lettura storico-topografica delle mura diaureliano, delle quali aveva curato lo specifico settore dei FontesATVURP e che si ponevano nel costante ricordo della sua tesi di laurea.Parlo della Forma Urbis Severiana del cui studio fu tra i massimi cultoricon risultanze che culminarono in gran parte nella tappa dell’edizione dellaPianta marmorea del 1960.ma sempre, e fino all’ultimo, gli spunti topografici e interpretativi delineatisulla base della Forma rimasero tra i suoi preferiti, illuminanti anchenella forma di suggestioni poi condotte a livello di studio completo edesaustivo da altre mani, come nel caso dei Navalia al testaccio. in definitivaun vero e proprio rapporto affettuoso e possessivo nei riguardi di questainsostituibile testimonianza quasi ‘fotografica’ della roma degli inizidel iii secolo d.c., in un legame che a volte tendeva ad escludere coloro

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