COLLECTION <strong>2017</strong> RICHIEDI LA CAMPIONATURA GRATUITA ALLO 049 5855295 VENTIDUE S.r.l. Via Mons. G. Babolin, 13 - 35024 - Bovolenta (PD) - Italy - IT +39 049 5855295 - DE +49 (0) 178 2006891 - A +43 (0) 664 4517157 info@ventiduegroup.com - ventiduegroup.com
larivistada1a100 Grande interesse per le tante iniziative promosse negli anni dalla rivista. Una tra queste, Un cuoco un poeta, fece conoscere l’animo poetico di tanti chef italiani (1999). La rivista, negli anni, ha avuto collaborazioni davvero fondamentali per la sua crescita. Giliana Barbieri, sorella di Rodolfo Barbieri, Presidente Menù, ha seguito la rubrica della Posta e la creazione delle Ricette dai primi numeri fino alla sua improvvisa scomparsa. Renato Bergonzini, studioso ed esperto di gastronomia internazionale, ha per tanti anni contribuito con rubriche che raccontavano la “storia” degli alimenti, delle loro preparazioni e abbinamenti in cucina. acciaio&dintorni APRISCATOLE Una storia che inizia nel 1858 nel Connecticut Il primo apriscatole è stato creato cinquant’anni dopo l’invenzione della lattina a cura di Carlo Grandi a storia degli apriscatole inizia cir- cinquant’anni dopo l’invenzione Quando si capì che l’uso delle scatole come una baionetta piegata, che veni- citi e agli esploratori. scatole di latta”. Si trattava di una lama, Lca delle prime lattine (1810) quando Peter in latta poteva diventare d’uso quotidiano e comodo anche in ambito domesti- suo lungo manico di acciaio. Si racconva guidata intorno alla lattina grazie al Durand brevetta e dà il via in Inghilterra alla produzione delle prime scatole alimentari in latta. Per aprirle fino a quel semplice l’apertura anche per le casa- lasciò mai la drogheria perché restava co, ci si pose il problema di rendere ta però che l’apriscatole di Warner non momento non c’erano che coltellacci o linghe. comunque difficile aprire le latte. Per scalpelli, come suggerito perfino sulle La creazione del primo apriscatole risale al 1858, quando il droghiere ame- latte e un suo commesso le apriva, così questo motivo il droghiere vendeva le etichette. Del resto, a quell’epoca, l’utilizzo delle ricano Ezra Warner deposita il brevetto per un “arnese che serve ad aprire barattoli già che i clienti andavano a casa con i lattine alimentari era riservato agli eser- aperti. 32 1 2 4 5 3 1- Quattro bellissimi modelli inglesi dei primi del Novecento. Utilizzati per aprire scatolette di carne bovina (quelli con testa di bisonte) e di tonno o acciughe (quello a forma di pesce). 2- Molto bello questo modello americano degli anni Trenta, completamente in alluminio. La lama agisce tramite una manovella. 3- Tre modelli a farfalla del 1920-1930. Due sono molto piccoli mentre il terzo è uno Star, modello americano e primo apriscatole a farfalla a doppio manico. 4- Americano, del 1870. Taglia il coperchio seguendo il bordo con la lama sul supporto circolare. 5- Tre modelli inglesi di fine Ottocento. Realizzati a mano da artigiani, i primi due aprono la latta facendo leva sulla lama mentre il terzo (più in basso) taglia il coperchio a compasso intorno al bordo. Anna Pesenti, dal 1994, ci ha fatto conoscere i gusti e le abitudini di grandi personaggi della cultura e dello spettacolo nella sua rubrica “Vip a tavola”. vipatavola LUCIANO PAVAROTTI Un saluto al più grande della musica La chiusura dell’ultimo sipario nella vita del Maestro, fa scaturire ricordi, episodi e momenti conviviali passati insieme di Anna Pesenti uciano Pavarotti, il più grande tenore di questo Lultimo secolo, un mito che tutti ci hanno invidiato, se ne è andato una mattina all’alba in punta di piedi circondato dall’affetto dei suoi cari. Anche se sapeva di non farcela, non ha mai smesso di sperare di poter tornare a cantare per far felici i suoi fan ed ha continuato a giocare a carte fino a tardi con gli amici di una vita davanti a un bicchiere di Lambrusco. Questa volta non ce l’ha fatta. Ha perso la battaglia più importante. Ha lottato fino all’ultimo con grande ottimismo, ma il tumore al pancreas non perdona ed ha avuto la meglio sul gigante buono. Ci ha lasciati un grande uomo, una leggenda vivente che ha reso orfani non solo le figlie, ma anche milioni di fan sparsi in tutto il mondo, infatti da lassù avrà certamente sorriso, con quel suo largo sorriso che rimarrà dentro di noi, nel vedere le migliaia di persone che lo hanno stretto in un enorme e grande abbraccio. Ho conosciuto Pavarotti negli anni ottanta a Modena, nel ristorante di un comune grande amico, Giorgio Fini, dove Big Luciano andava spesso quando era nella sua città natale. Era un ottimo amico di Giorgio e di tutta la famiglia Fini, tanto che sia il matrimonio con Adua che il 25° anniversario di nozze con lei li aveva festeggiati all’Hotel Real Fini. Quel giorno capitammo per caso a Modena di ritorno da un viaggio e, quando telefonammo a Giorgio, non solo ci invitò, ma ci promise una bellissima sorpresa. E così fu. Sia Pavarotti che il Buonassisi apprezzavano il piatto prima con gli occhi “vogliosi” e poi con la voracità dei bambini gustavano tagliatelle, tortellini, lessi e via dicendo, il tutto annaffiato da un ottimo Lambrusco. Quando il piatto era pulito si guardavano, si facevano l’occhiolino e ricominciavano. Sembrava fossero vecchi amici, ed è vero che il buon cibo e il buon vino creano subito un’atmosfera gioiosa. Ci siamo rincontrati in un’altra occasione, sempre all’Hotel Real Fini, quando vennero i dirigenti della Metro Goldwin Mayer per prendere accordi con Pavarotti sulla realizzazione di un film, che fino a quel momento non aveva un titolo. Alla fine della straordinaria cena, ovviamente tutta emiliana, Luciano presentò Giorgio Fini ai produttori americani che, felici di come avevano mangiato e avendo intuito la grande amicizia che li legava, decisero di intitolare il fi lm Yes Giorgio, in onore del padrone di casa. Lo abbiamo rincontrato a Roma all’Hotel Quirinale, di fi anco all’Opera di Roma, ci riconobbe e ci invitò al suo tavolo, e che cosa mangiammo? Tagliatelle con il ragù, carne, Lambrusco e facemmo notte parlando di musica, perché Pavarotti sapeva di quanto il Buonassisi si era occupato come critico televisivo della Scala. Parlammo delle grandi stelle-amiche come la Callas, la Tebaldi, della sua amica Mirella Freni e di tante altre conoscenze comuni. Il sorriso di Pavarotti era contagioso, allegro, solare e ricordo che ci tornò alla mente un altro grande amico comune, Renato Bruson. Pavarotti disse:“Bravo il nostro Renatino! E’ rimasto il più grande baritono. E’come me è un buongustaio, e cucina anche molto bene”. Il Buonassisi allora gli disse che spesso, quando Renato con sua moglie Tita stavano per parecchio tempo all’estero e alloggiavano per comodità in un residence, caricavano la macchina con prodotti buonissimi che prendevano alla Menù, nello stabilimento di Medolla. Prodotti che gli risolvevano molti problemi perché, quando la sera tornava tardi dalle prove, anziché al ristorante, si cucinava un minestrone, una zuppa di verdure in pochi minuti, o lessava una pasta e ci metteva la Pomodorina e un goccio d’olio. Un altro ricordo molto tenero è di Al Bano. Un giorno fu invitato da Pavarotti nella sua casa a Pesaro. Al Bano l’aveva sempre ammirato molto e in quella occasione mi disse:”Ho 25 47