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MENU n.100 - Gennaio/Marzo 2017

Rivista di specialità alimentari per la ristorazione Un lungo percorso. Un importante traguardo.

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Un lungo percorso. Un importante traguardo.

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26<br />

Andrea Berton,<br />

chef del ristorante<br />

Trussardi Alla Scala<br />

di Milano.<br />

In alto un particolare<br />

della sala<br />

INCO GUSTO.indd 1 23/03/11 17.27<br />

27<br />

La sala Don Pedro.<br />

DOLCI_ARTISTA_97.indd 1 28/12/15 17:21<br />

31<br />

L’insegna del Ristorante Sud di Quarto (Na).<br />

A destra una delle sale del ristorante gestito<br />

da Marianna Vitale e dal marito Pino Esposito.<br />

20<br />

Nadia, Aimo e la figlia<br />

Stefania Moroni<br />

con il maître<br />

Nicola Dell’Agnolo,<br />

il sommelier Federico<br />

Graziani e i cuochi<br />

Fabio Pisani<br />

e Alessandro Negrini<br />

INCO GUSTO_96.indd 1 30/10/15 15:09<br />

DOLCI_ARTISTA_97.indd 2 28/12/15 17:21<br />

21 22<br />

larivistada1a100<br />

incontridigusto<br />

LIDIA<br />

BASTIANICH<br />

Il volto della<br />

cucina<br />

italiana in<br />

America<br />

Ambasciatrice della cucina italiana in<br />

America, famosissima sul piccolo schermo,<br />

ristoratrice di successo, autrice di libri<br />

di ricette: ritratto della cuoca italiana più<br />

famosa nel mondo di Anna Pesenti<br />

S<br />

econdo la rivista di<br />

business Crain’s, Lidia<br />

Bastianich è una delle<br />

cento donne più influenti<br />

di New York. È un simbolo<br />

dell’orgoglio italiano in America<br />

e nell’ultima sfi lata del<br />

Columbus day, sulla Quinta<br />

Avenue di Manhattan, ha marciato<br />

in testa come un grande<br />

maresciallo. Lidia possiede e<br />

gestisce con alcuni partner<br />

dodici ristoranti di cucina<br />

italiana dagli Usa alla Nuova<br />

Zelanda e sta pensando di<br />

creare una catena di locali<br />

con il suo nome. Inoltre, con<br />

una propria etichetta è anche<br />

una Donna del Vino, produce<br />

vino attraverso due aziende<br />

presenti in Maremma e in<br />

Friuli, delle quali si occupa il<br />

fi glio Giuseppe.<br />

Lidia è nata a Pola sessant’anni<br />

fa ed è una delle emigrate<br />

italiane che hanno fatto più<br />

fortuna all’estero. Arriva in<br />

America a dodici anni. Sceglie<br />

di studiare medicina, ma<br />

per pagarsi l’università inizia<br />

a lavorare in pasticceria. La<br />

curiosità scientifica, però,<br />

non l’abbandona mai, ed è la<br />

stessa che usa nei suoi libri<br />

e programmi televisivi, evidente<br />

dai continui riferimenti<br />

ai componenti chimici degli<br />

alimenti.<br />

Il grande successo dei suoi<br />

ristoranti, non è dovuto solamente<br />

all’ottima qualità dei<br />

cibi utilizzati, ma anche alla<br />

sua personalità molto accogliente,<br />

solare e socievole,<br />

grazie alla quale, chiunque<br />

entri nei suoi locali, si sente<br />

a casa propria. Lidia è una<br />

persona energica e attiva:<br />

lo si nota subito dal colore<br />

caldo del suo abbigliamento,<br />

nonché dalla cura e originalità<br />

con cui orna i tavoli dei<br />

suoi ristoranti: ogni mese, ad<br />

esempio, vi pone sopra dei<br />

piattini con due sali di diverso<br />

colore e sapore, allo zafferano,<br />

al peperoncino, al basilico, al<br />

nero di seppia e così via.<br />

All’inizio degli anni Novanta<br />

Lidia ha scritto il suo primo<br />

libro di cucina che ha avuto<br />

molto successo e in seguito al<br />

quale, Giulia Child, una delle<br />

più importanti presentatrici<br />

televisive, l’ha invitata al suo<br />

programma. La presenza in<br />

trasmissione di Lidia è stata un<br />

tale trionfo che la ristoratrice<br />

italiana è stata chiamata a fare<br />

un programma suo, che va in<br />

onda due volte alla settimana<br />

negli Stati Uniti e in tanti altri<br />

paesi del mondo.<br />

Nella composizione dei piatti,<br />

Lidia considera fondamentali<br />

i prodotti primari come l’olio,<br />

l’aceto, le erbe, il pesce e la<br />

carne freschissimi, accordandosi<br />

alla produzione stagionale.<br />

La prima regola che<br />

Lidia segue è, infatti, quella di<br />

usare al meglio i prodotti che<br />

la natura ci fornisce.<br />

La nostra ristoratrice non ha<br />

abbandonato i legami con il<br />

suo paese di origine, e torna in<br />

Italia almeno otto volte l’anno<br />

per “ricaricarsi” e soprattutto,<br />

per capire come cambia la<br />

cucina italiana, per riproporla<br />

negli Usa secondo il proprio<br />

gusto, ma anche per provare<br />

prodotti destagionalizzati<br />

come, ad esempio, creme al<br />

incontridigusto<br />

GUALTIERO<br />

MARCHESI<br />

Il filosofo<br />

della cucina totale<br />

Il grande chef è il maestro di un’arte culinaria che è quasi una melodia,<br />

una composizione musicale<br />

di Anna Pesenti<br />

i è abituati a osservare un<br />

quadro, toccare una scultura,<br />

Sascoltare una melodia ovvero<br />

si è soliti fruire dell’arte utilizzando<br />

soprattutto vista, tatto e udito. Forse<br />

nessuno mai ha pensato che l’opera<br />

d’arte possa essere pure assaggiata<br />

e ci si possa inebriare con il suo<br />

profumo, ossia è possibile goderne<br />

con i sensi del gusto e dell’olfatto.<br />

Se nessuno ci ha mai rifl ettuto sopra<br />

forse è perché non è stato mai ospite<br />

de L’Albereta, a Erbusco, e del Marchesino<br />

a Milano, ristoranti gestiti<br />

dall’inimitabile Gualtiero Marchesi.<br />

Il mio amico Gualtiero è un filosofo<br />

dell’arte culinaria e si rifi uta di relegare<br />

la composizione dei piatti a una<br />

semplice composizione casuale di<br />

ingredienti.<br />

“Se oggi la cucina può essere considerata<br />

una semplice attività manuale,<br />

priva di qualsiasi razionalità,<br />

Gualtiero Marchesi nel suo ristorante<br />

L’Albereta di Erbusco e, in alto, il suo piatto<br />

“DRIPPING” a base di pesce, la cui<br />

presentazione è una vera e propria opera d’arte.<br />

incontridigusto<br />

Aimo<br />

e Nadia<br />

lo chef artigiano con amore<br />

Piatti emozionanti, cultura della tradizione e grandissima ricerca della<br />

qualità per il ristorante milanese forse più celebre ma fuori dai circuiti<br />

del centro storico<br />

di Anna Pesenti Buonassisi<br />

i dice che l’abito non faccia il monaco,<br />

così come nell’ambito della locale in via Montecuccoli in quella zona titolare dell’omonimo ristorante insieme<br />

“Quando abbiamo deciso di aprire il E il mattatore era sempre Aimo Moroni,<br />

Sristorazione non è vero che il luogo c’era solo erba. Io e mia moglie Nadia alla moglie Nadia. Aimo ci raccontava<br />

dove è situato un locale faccia la qualità. non ci fermavamo mai. Mi alzavo prestissimo<br />

la mattina e nei week end andavo “artigiani con amore”, così si definiscono<br />

come sia lui che Nadia fossero diventati<br />

Questa rifl essione nasce spontanea<br />

quando ci si reca al 6 di via Montecuccoli,<br />

una stradina non proprio al centro di maiale, carne di grande qualità che mi rale che hanno nel cucinare, ereditando<br />

in Toscana a fare provvista di fagioli, i due coniugi per il coinvolgimento visce-<br />

Milano, dove si trova il ristorante Il luogo forniva Perseo il Gobbo, e poi tornavo passione e creatività profondamente<br />

di Aimo e Nadia, che dimostra come uno con il fresco per evitare che durante il intense nel comporre i piatti dalle loro<br />

dei migliori locali della città, capitale del tragitto gli alimenti andassero a male madri, cuoche provette nelle case di<br />

Romanico italiano settentrionale, possa per il caldo”. Questo raccontava Aimo a nobili toscani, quali i Frescobaldi.<br />

non essere ubicato in una posizione di me e a mio marito Vincenzo Buonassisi “Mia madre faceva una ribollita a modo<br />

privilegio: perché è la squisitezza dei quando ci recavamo nel suo locale. Ogni suo sia usando una personale tecnica di<br />

piatti che fa la differenza anche per un volta sembrava di partecipare a una cottura, sia aggiungendo agli ingredienti<br />

locale della Milano bene. Una coppia sorta di simposio nel quale, ad infinite e tradizionali i fiori del finocchio selvatico<br />

che si è fatta da sola, che è riuscita a succulente portate innaffiate dei vini più che le davano un sapore tutto particolare,<br />

fare della qualità e della genuinità dei pregiati, si alternavano lunghi discorsi emozionante, come io mi commuovo e<br />

sapori il suo fiore all’occhiello.<br />

di culinaria, di vita vissuta e di cultura. mi entusiasmo quando vedo un piatto<br />

21 22<br />

incontridigusto<br />

ANDREA<br />

BERTON<br />

LA CUCINA?<br />

UN OROLOGIO<br />

SVIZZERO<br />

Lo chef del ristorante Trussardi Alla Scala a Milano si distingue per precisione ed eleganza<br />

di Anna Pesenti Buonassisi<br />

l ristorante Trussardi Alla Scala a Milano,<br />

raffi natissimo nella sua ambientazione,<br />

Ipresenta un team di cucina effi ciente e<br />

produttivo, diretto dallo chef Andrea Berton.<br />

Friulano di nascita, Andrea Berton dichiara<br />

con orgoglio di aver avuto il suo primo posto<br />

di lavoro da Gualtiero Marchesi a Milano in via<br />

Bonvesin della Riva nel 1989. In questo suo<br />

primo approccio alla cucina, voleva subito<br />

capire se fosse il lavoro che voleva fare per<br />

tutta la vita perché cucinare gli era sempre<br />

piaciuto, l’aveva sempre entusiasmato sia<br />

quando vedeva cucinare in famiglia, ma anche<br />

quando andava nei ristoranti. “Mi piaceva entrare<br />

nelle cucine perché mi affascinava vedere<br />

la trasformazione degli ingredienti durante la<br />

cottura – spiega - Evidentemente era scattato<br />

qualcosa in me già da bambino che mi aveva<br />

incuriosito e mi spingeva a dedicarmi in prima<br />

persona a questa trasformazioni”. Terminato<br />

il percorso scolastico, Andrea Berton aveva<br />

voluto iniziare subito da Gualtiero Marchesi<br />

perché era l’unico che ai tempi faceva lo chef<br />

in un certo modo. Gli anni passati da Marchesi<br />

erano quelli in cui lo chef aveva una brigata<br />

importantissima: “Ho iniziato lì, mi sono trovato<br />

subito a mio agio e ho capito che era il mio<br />

mondo – spiega Berton - E’ stato il periodo<br />

in cui si sono formati quei cuochi che oggi<br />

hanno portato un’evoluzione alla cucina<br />

italiana”. Con Marchesi Andrea Berton ha<br />

capito cosa sia veramente la cucina e l’importanza<br />

di svolgere il lavoro di chef; inoltre<br />

dalla sua lezione ha fatto suo il rispetto per<br />

la materia prima e la capacità di valorizzare il<br />

prodotto. Dopo il percorso importante di tre<br />

anni con Marchesi, Berton ha continuato le<br />

sue preziose esperienze: prima quella breve<br />

e straordinaria all’Enoteca Pinchiorri a Firenze<br />

nel 1993, anno in cui ha ricevuto le tre stelle<br />

Michelin, per poi approdare a Montecarlo da<br />

Alain Ducasse al Louis XV per quasi quattro<br />

anni, dove ha vissuto quella che lui defi nisce<br />

la sua esperienza più signifi cativa. Ducasse,<br />

infatti, è stato per lui il sistema cucina perché<br />

rappresenta la cultura del lavoro, la determinazione,<br />

l’organizzazione necessarie per chi<br />

vuole svolgere questa attività. “Ducasse mi<br />

ha dato l’impronta- afferma con convinzione<br />

Berton - Mi ha fatto comprendere la serietà,<br />

la disciplina e le regole che ci vogliono per<br />

fare questo lavoro a certi livelli”. Della lezione<br />

di Ducasse ha fatto suo il principio che il<br />

sistema cucina deve essere una macchina<br />

che funziona bene in tutte le sue sfaccettature,<br />

dall’elaborazione dei piatti al servizio,<br />

se si vogliono ottenere determinati risultati.<br />

incontridigusto<br />

CLAUDIO<br />

SADLER<br />

Il classico rivisitato<br />

Servizio, attenzione e accoglienza dei clienti più un<br />

tocco personale nella tradizione della buona tavola<br />

per due ristoranti di grande classe<br />

di Anna Pesenti Buonassisi<br />

uando si entra nel ristorante<br />

Sadler di via Ascanio Sforza<br />

Qa Milano si percepisce subito<br />

di trovarsi in un ambiente di grande<br />

raffi natezza e di classe, come dimostrano<br />

le orchidee che costellano tutti<br />

gli ambienti del locale e le innumerevoli<br />

opere d’arte moderna che colpiscono<br />

l’occhio per la loro particolarità.<br />

Claudio Sadler ripropone nei suoi piatti<br />

una cucina tradizionale rivisitata dalla<br />

sua creatività personale che non scade<br />

mai nell’eccessiva avanguardia né nello<br />

snaturamento delle ricette proposte.<br />

Figlio di un trentino e di una mantovana,<br />

Claudio Sadler non fallisce mai un piatto<br />

coerentemente con la qualità delle due<br />

ottime tradizioni culinarie ereditate dai<br />

genitori. Il suo locale è molto frequentato<br />

da gente di spettacolo e da uomini<br />

d’affari che trovano nelle salette private<br />

del ristorante un ambiente adatto per<br />

gestire situazioni particolari o godersi un<br />

momento di relax gustando piatti che garantiscono<br />

soddisfazione anche ai palati<br />

più raffi nati nel rispetto del giusto apporto<br />

di calorie, perché benessere e piacere<br />

vadano di pari passo. Sadler, annesso<br />

al locale dove propone alta ristorazione,<br />

ha voluto realizzare il Chic’n’Quick, dove<br />

la fi losofi a che si segue è quella della cucina<br />

semplice e casalinga, per chi vuole<br />

assaporare i sapori di casa e sentirsi a<br />

proprio agio in un’atmosfera cordiale e<br />

informale.<br />

Il menu del ristorante Sadler, non solo<br />

varia secondo i mesi, ma, accanto alla<br />

lista di piatti tradizionali, offre il menu del<br />

mercato ossia quello che Claudio crea<br />

ogni giorno con le materie prime che<br />

acquista quotidianamente al mercato.<br />

“Quando giro per i banchi del mercato<br />

giornalmente – spiega - mi può colpire<br />

qualcosa di nuovo che acquisto per realizzare<br />

piatti all’insegna della freschezza<br />

e della genuinità”. Un esempio di questo<br />

menu (antipasto, primo, secondo e dolce)<br />

permette di comprendere la capacità del<br />

grande chef di apparecchiare<br />

all’istante deliziosi<br />

piatti. Nel periodo estivo<br />

rispecchiano l’avvento<br />

della bella stagione con<br />

nizzarda di tonno fresco<br />

di Carloforte leggermente<br />

affumicato, cappelletti di<br />

razza al dito mignolo e<br />

riduzione del suo brodetto,<br />

dentice in casseruola ai<br />

frutti di mare con pesto<br />

leggero, zuppa di ciliegie<br />

al vino rosso profumate<br />

alla cannella e cioccolato<br />

con gelato di cannella.<br />

Chiaramente i piatti del<br />

menu del mercato vengono<br />

accompagnati da<br />

alcune proposte di vino<br />

a calice per esaltarne il<br />

sapore. Nel caso del menu<br />

proposto sopra lo chef<br />

consiglia un bicchiere di<br />

spumante della riserva<br />

Lunelli 2002 Ferrari o di<br />

incontridigusto<br />

MARIANNA VITALE<br />

Il culto del cibo<br />

La chef campana,<br />

titolare con il marito<br />

Pino Esposito del<br />

Ristorante Sud di<br />

Quarto, è concreta<br />

e creativa: qualità<br />

della materia prima<br />

e abbinamenti<br />

inusuali per<br />

sapori che non si<br />

dimenticano<br />

di Anna Pesenti Buonassisi<br />

Fotografie di Antonio Vitale<br />

dolcid’artista<br />

GINO FABBRI<br />

Pasticceria d’affetto<br />

È<br />

una “F” elegante la firma che sta su<br />

ogni creazione dolce di Gino Fabbri,<br />

l’ultimo tocco personale lasciato sui<br />

capolavori di alta pasticceria che escono<br />

dalla sua tavolozza d’artista. In un mondo<br />

dove cucina e pasticceria fanno spettacolo<br />

e sono sempre in onda, questo Maestro di<br />

fama internazionale ha alle spalle un percorso<br />

fatto di genuinità, tradizione e l’affermazione di<br />

un talento che da sempre ama sperimentare,<br />

intuire e stupire. Tutto ha inizio dal suo paese<br />

di origine, Castenaso (BO), e dai dolci della<br />

tradizione contadina che vedeva preparare<br />

dalla nonna con semplicità e sapienza. Non<br />

c’è niente di più reale degli odori, dei sapori<br />

e delle atmosfere di festa vissute nell’infanzia<br />

per imprimere un’esperienza, un approccio,<br />

una consapevolezza che durano per sempre<br />

e trasformano l’intuizione in talento. Gino<br />

Fabbri comincia il suo percorso professionale<br />

negli anni Sessanta e dopo una lunga gavetta<br />

decide di aprire nel 1982, con la moglie<br />

Morena, la sua pasticceria La Caramella,<br />

a Cadriano (BO), punto di riferimento per<br />

chiunque cerchi dolci genuini e d’autore.<br />

L’apertura dell’attività è in realtà solo l’inizio<br />

Artista, maestro e campione<br />

del mondo: diverse anime<br />

convivono in questo pasticcere<br />

di fama internazionale che ama<br />

sperimentare nel costante rispetto<br />

della tradizione e delle proprie radici<br />

di una carriera molto importante. Gino Fabbri frequenta i corsi<br />

di alcuni grandi maestri pasticceri italiani e lentamente inizia<br />

a far conoscere ai suoi clienti l’arte della pasticceria della<br />

tradizione. Il suo approccio è segnato dall’utilizzo di materie<br />

prime italiane di alta qualità, dal giusto mix fra creatività e<br />

tecnologia, dal costante rispetto per i valori della tradizione.<br />

Nel 1996 entra a far parte dell’Accademia Maestri Pasticceri<br />

Italiani, prestigiosa associazione di cui è stato eletto presidente<br />

nel 2011 e che riunisce i migliori pasticceri italiani con<br />

l’obiettivo di promuovere qualità e professionalità nel settore.<br />

Partecipa a diversi concorsi, tra i quali riveste un’importanza<br />

particolare quello per la “Torta del Giubileo del 2000” in cui<br />

arriva al primo posto con La mousse di cioccolato fondente<br />

e amarena su croccante di pralinato alla mandorla e biscotto<br />

morbido inzuppato al kirsch con finale di glassa all’amarena,<br />

e grazie al quale ha potuto incontrare Papa Giovanni Paolo II.<br />

Eletto Pasticcere dell’anno nel 2009, nel 2015 il Sigep di Rimini<br />

lo premia riconoscendogli un ringraziamento speciale come<br />

padre della pasticceria italiana, capace di promuovere l’arte<br />

dolciaria nel mondo. Sempre nel 2015, in qualità di Presidente<br />

del Club de la Coupe du Monde de la Patisserie, accompagna<br />

la squadra italiana composta da Emmanuele Forcone, Francesco<br />

Boccia e Fabrizio Donatone<br />

a Lione, conquistando la medaglia<br />

d’oro e riportando in Italia la coppa GINO FABBRI PASTICCERE<br />

dopo 18 anni. Attualmente Gino Amore e talento di un campione del mondo<br />

Fabbri vanta un’Academy con corsi<br />

dedicati ai giovani in cui diffonde della pasticceria, dai ricordi d’infanzia, agli aneddoti, ai<br />

Un racconto in prima persona della nascita di un Maestro<br />

conoscenze ed esperienza, e la momenti importanti della carriera, fino a ricette e nuove idee<br />

pubblicazione di due libri; nel più ancora da sviluppare. Il libro di Gino Fabbri, edito da Minerva<br />

recente, Gino Fabbri pasticcere. Editore, è un viaggio nella genuinità dei gesti senza tempo<br />

Dolci e talento di un campione del della tradizione ma anche il racconto di una pasticceria molto<br />

mondo, edito da Minerva Editore, diversa dall’attuale, come quella degli anni Sessanta in cui<br />

il Maestro racconta la sua vita e non esistevano scuole dedicate o corsi di specializzazione<br />

l’amore per la pasticceria. E naturalmente<br />

c’è La Caramella, sede<br />

negli istituti alberghieri. Si tratta inoltre di una fonte di<br />

idee e di consigli per quei giovani che si affacciano a una<br />

professione impegnativa e che premia il duro lavoro, la<br />

della creatività di questo artista,<br />

costanza, la ricerca, la precisione e l’estro personale. Ma<br />

uno spazio moderno e accogliente anche l’umiltà e il rispetto della tradizione passata. Come<br />

che ospita la clientela da mattina a quelli di un campione del mondo che alla domanda su<br />

sera stupendola con preparazioni quale sia il suo dolce preferito risponde la ciambella:<br />

d’effetto – e d’affetto, come ama perfetta perché ottima appena sfornata e in diverse<br />

dire Gino Fabbri nel suo libro - che occasioni, ma squisita anche se si dovesse indurire perché<br />

catturano l’occhio e sbalordiscono basta inzupparla o accompagnarla da confettura. Un dolce<br />

il palato grazie a un perfetto equilibro<br />

fra estetica e<br />

che sa dei sapori di ieri ma che insegna tanto anche oggi.<br />

gusto.<br />

32<br />

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