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il direttore<br />
Alberto Lupini<br />
Bar e Ristoranti, è ora di ripartire<br />
Con più sicurezza, più clienti<br />
Ora dobbiamo incrociare le dita e augurarci la grinta necessaria per ripartire alla<br />
grande. Attorno a bar e ristoranti gira più di un terzo del Pil italiano, nonché molta<br />
parte della nostra immagine del mondo: sono uno dei simboli del nostro stile di vita<br />
che più piace agli stranieri. Al di là delle oltre 300mila insegne del comparto e di<br />
qualche milione di addetti, è l’intero sistema economico del Paese che non poteva permettersi ulteriormente<br />
un blocco di queste imprese. E ricordiamo che è stato il settore forse più penalizzato dal<br />
lockdown.<br />
I locali si sono rimessi all’opera. A parte la crisi (che è già costata 34 miliardi solo ai pubblici<br />
esercizi), non tutti però hanno riaperto. Tra i motivi, l’incertezza che fino all’ultimo ha accompagnato<br />
le decisioni di Governo e Regioni, il riconcorrersi in vertici notturni per decidere regolette un po’ da<br />
burla. Non si potevano dare indicazioni per tempo? Noi le abbiamo proposte da subito insieme alle<br />
più rappresentative associazioni dell’accoglienza. E invece siamo sprofondati nella più assurda farsa.<br />
C’è da restare sbalorditi, se non sgomenti, per l’inutilità di centinaia di pseudo esperti delle task force<br />
e di un ente di garanzia come l’Inail.<br />
Tutte le istituzioni hanno dato il peggio di sé, varando alla fine degli obblighi da operetta dove le<br />
uniche cose che contano sono quelle che valgono per tutti: mascherine e un “minimo” distanziamento<br />
anche al bar, al ristorante o in spiaggia, come in qualunque altro posto! Da questo sputtanamento<br />
istituzionale le uniche ad uscirne rafforzate sono state invece alcune, poche, associazioni di categoria.<br />
È il caso della Fipe che, oltre ai benefici economici del decreto Rilancio, con un lavoro costante e concreto,<br />
rinunciando a piazzate e proteste sterili, è riuscita a portare a casa un duplice risultato: la riapertura<br />
del 18 maggio (su cui pochi avrebbero scommesso) e le regole che, per essere obiettivi, sono<br />
abbastanza blande e facilmente attuabili da tutti con pochi sforzi. E non ci si lamenti perché i clienti<br />
devono sedere ad un metro di distanza: basta che qualcuno dichiari che è con congiunti (anche di<br />
nazionalità diversa) e salta pure il metro.<br />
Il ritorno alla normalità è un obiettivo ancora lontano. Servono scelte lucide e coerenti per una<br />
“nuova” normalità. Turni, delivery e asporto sono possibilità per aumentare il fatturato e consolidare<br />
i clienti. E siamo pronti a scommettere che se qualche locale comunicherà che invece che a un metro<br />
distanzierà i clienti a due metri, almeno nei primi tempi riempirà più facilmente i suoi tavoli. Purtroppo<br />
bar e ristoranti sono stati dipinti da alcuni come un pericolo per la sicurezza. Facciamoli diventare<br />
un esempio di sicurezza per tutti. Cambiamo schemi e offerta e si risorgerà alla grande.<br />
Troppi ritardi per<br />
le deboli regole<br />
decise da Governo<br />
e Regioni. Non<br />
tutti hanno potuto<br />
organizzarsi<br />
per l’apertura.<br />
La concorrenza<br />
si gioca sulle<br />
garanzie in più da<br />
offrire agli ospiti.<br />
Tavoli a più di un<br />
metro saranno più<br />
graditi. Istituzioni<br />
senza credibilità,<br />
vincono<br />
le associazioni<br />
di categoria, prima<br />
fra tutte la Fipe<br />
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