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Italia a Tavola Maggio 2020

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OLIO<br />

SARDEGNA, NON SOLO MARE<br />

L’OLIO È UNO DEI TESORI DELL’ISOLA<br />

di Fulvio<br />

Raimondi<br />

La storia dell’olivicoltura<br />

in Sardegna ci<br />

racconta che i Fenici<br />

iniziarono a scoprire quanto<br />

fosse prezioso l’olio di oliva,<br />

dopo che sono stati ritrovati<br />

reperti storici come ampolle<br />

ed anfore. Una spinta ulteriore<br />

venne data dai Romani<br />

che, è bene ricordarlo, sono<br />

stati i primi ad intuire che<br />

l’olio di oliva potesse essere<br />

usato come alimento; poi<br />

ebbe un momento di massima<br />

espansione con l’avvento<br />

degli spagnoli nel XVII secolo.<br />

Ora in Sardegna si possono<br />

contare circa 6 milioni di<br />

piante con circa 40mila ettari<br />

di oliveti 52mila aziende agricole,<br />

per una produzione che<br />

si attesta intorno alle 10mila<br />

tonnellate all’anno, che rappresentano<br />

più o meno l’1,5%<br />

della produzione nazionale.<br />

La capitale dell’olio evo<br />

della regione è sicuramente<br />

Sassari e la sua cosiddetta<br />

corona, che ne rappresenta<br />

il circondario. Altre zone interessate<br />

sono il Nuorese, le<br />

colline del Sulcis-Iglesiente,<br />

l’Algherese e il Montiferru in<br />

provincia di Oristano, e formano,<br />

tutte insieme, l’unica<br />

Dop regionale.<br />

La Bosana, la Nera di<br />

Oliena, la Pizz’e Carroga, la<br />

Semidana e la Tonda di Cagliari<br />

sono le cultivar più<br />

note della regione. La Bosana<br />

è quella più diffusa e nota,<br />

una qualità la cui entrata in<br />

produzione è piuttosto precoce<br />

con elevata produttività.<br />

L’amaro e il piccante che<br />

pian piano si rivelano sono<br />

piuttosto persistenti nel cavo<br />

orale e guarniscono alla perfezione<br />

un piatto tipico come<br />

l’agnello con i carciofi. La<br />

Pizz’e Carroga (che significa<br />

“becco di cornacchia”) è forse<br />

la varietà più antica dell’isola,<br />

non ha una resa in olio<br />

eccezionale e spesso viene<br />

utilizzata come oliva da<br />

mensa, mentre la Semidana,<br />

originaria dell’Oristanese, è<br />

frutto di una pianta molto vigorosa<br />

tanto da poter essere<br />

impiantata in uliveti intensivi.<br />

Il suo fruttato medio con<br />

le note di amaro e piccante<br />

non eccessive si possono<br />

versare senza timori su una<br />

zuppa di polpo crudo servito<br />

come antipasto.<br />

Pensando alla Sardegna<br />

in relazione al turismo viene<br />

spontaneo immaginare un<br />

mare forse unico al mondo,<br />

infatti vengono in mente<br />

località tipo Stintino, Porto<br />

Cervo, Alghero, Santa Teresa<br />

di Gallura, Porto Torres,<br />

Palau, ma percorrendo l’entroterra<br />

a velocità di crociera<br />

con la propria macchina si<br />

gustano paesaggi selvaggi e<br />

naturalistici che non hanno<br />

paragoni nel nostro Paese. La<br />

terra assume colorazioni diverse<br />

facendo contrasto con<br />

la vegetazione spesso spontanea,<br />

dando quasi l’idea di<br />

trovarsi in luoghi ancora inesplorati.<br />

Volendo visitare l’uliveto<br />

più antico dell’isola dovreste<br />

fare un giro nei pressi del<br />

castello pisano di Gioiosa<br />

Guardia. L’uliveto si estende<br />

su un terreno di circa 7 ettari<br />

e pare risalga al 1436. L’allora<br />

viceré del Regno di Sardegna<br />

invitò i cittadini di Villamassargia<br />

ad innestare della vallata<br />

del Cixerri. Si pensi che<br />

in questo uliveto sono presenti<br />

ulivi monumentali tipo<br />

il Sa Reina con ben 16 metri<br />

di circonferenza alla base del<br />

fusto.<br />

Sicuramente l’olio è uno<br />

dei tesori di quest’isola e<br />

merita una conoscenza approfondita.

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