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OLIO<br />
SARDEGNA, NON SOLO MARE<br />
L’OLIO È UNO DEI TESORI DELL’ISOLA<br />
di Fulvio<br />
Raimondi<br />
La storia dell’olivicoltura<br />
in Sardegna ci<br />
racconta che i Fenici<br />
iniziarono a scoprire quanto<br />
fosse prezioso l’olio di oliva,<br />
dopo che sono stati ritrovati<br />
reperti storici come ampolle<br />
ed anfore. Una spinta ulteriore<br />
venne data dai Romani<br />
che, è bene ricordarlo, sono<br />
stati i primi ad intuire che<br />
l’olio di oliva potesse essere<br />
usato come alimento; poi<br />
ebbe un momento di massima<br />
espansione con l’avvento<br />
degli spagnoli nel XVII secolo.<br />
Ora in Sardegna si possono<br />
contare circa 6 milioni di<br />
piante con circa 40mila ettari<br />
di oliveti 52mila aziende agricole,<br />
per una produzione che<br />
si attesta intorno alle 10mila<br />
tonnellate all’anno, che rappresentano<br />
più o meno l’1,5%<br />
della produzione nazionale.<br />
La capitale dell’olio evo<br />
della regione è sicuramente<br />
Sassari e la sua cosiddetta<br />
corona, che ne rappresenta<br />
il circondario. Altre zone interessate<br />
sono il Nuorese, le<br />
colline del Sulcis-Iglesiente,<br />
l’Algherese e il Montiferru in<br />
provincia di Oristano, e formano,<br />
tutte insieme, l’unica<br />
Dop regionale.<br />
La Bosana, la Nera di<br />
Oliena, la Pizz’e Carroga, la<br />
Semidana e la Tonda di Cagliari<br />
sono le cultivar più<br />
note della regione. La Bosana<br />
è quella più diffusa e nota,<br />
una qualità la cui entrata in<br />
produzione è piuttosto precoce<br />
con elevata produttività.<br />
L’amaro e il piccante che<br />
pian piano si rivelano sono<br />
piuttosto persistenti nel cavo<br />
orale e guarniscono alla perfezione<br />
un piatto tipico come<br />
l’agnello con i carciofi. La<br />
Pizz’e Carroga (che significa<br />
“becco di cornacchia”) è forse<br />
la varietà più antica dell’isola,<br />
non ha una resa in olio<br />
eccezionale e spesso viene<br />
utilizzata come oliva da<br />
mensa, mentre la Semidana,<br />
originaria dell’Oristanese, è<br />
frutto di una pianta molto vigorosa<br />
tanto da poter essere<br />
impiantata in uliveti intensivi.<br />
Il suo fruttato medio con<br />
le note di amaro e piccante<br />
non eccessive si possono<br />
versare senza timori su una<br />
zuppa di polpo crudo servito<br />
come antipasto.<br />
Pensando alla Sardegna<br />
in relazione al turismo viene<br />
spontaneo immaginare un<br />
mare forse unico al mondo,<br />
infatti vengono in mente<br />
località tipo Stintino, Porto<br />
Cervo, Alghero, Santa Teresa<br />
di Gallura, Porto Torres,<br />
Palau, ma percorrendo l’entroterra<br />
a velocità di crociera<br />
con la propria macchina si<br />
gustano paesaggi selvaggi e<br />
naturalistici che non hanno<br />
paragoni nel nostro Paese. La<br />
terra assume colorazioni diverse<br />
facendo contrasto con<br />
la vegetazione spesso spontanea,<br />
dando quasi l’idea di<br />
trovarsi in luoghi ancora inesplorati.<br />
Volendo visitare l’uliveto<br />
più antico dell’isola dovreste<br />
fare un giro nei pressi del<br />
castello pisano di Gioiosa<br />
Guardia. L’uliveto si estende<br />
su un terreno di circa 7 ettari<br />
e pare risalga al 1436. L’allora<br />
viceré del Regno di Sardegna<br />
invitò i cittadini di Villamassargia<br />
ad innestare della vallata<br />
del Cixerri. Si pensi che<br />
in questo uliveto sono presenti<br />
ulivi monumentali tipo<br />
il Sa Reina con ben 16 metri<br />
di circonferenza alla base del<br />
fusto.<br />
Sicuramente l’olio è uno<br />
dei tesori di quest’isola e<br />
merita una conoscenza approfondita.