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STANZE_12_23_INTERNI

Un trimestrale di ricerca ed approfondimento culturale

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La ricercatezza dell’immagine, complemento o estensione della scenografia

fisica, ha raggiunto un livello estremamente complesso e dettagliato.

Non così, spesso, la dimensione sonora che si limita perlopiù a una buona

amplificazione, a una bella musica di fondo e ad un buon bilanciamento

di volumi.

Proprio sulla problematica sonora si è basato invece Il Cancello, una

pièce scritta da Alessandro Pertosa su stimolo di Sergio Pereira Novo, regista

portoghese che, durante le cupe giornate del primo lockdown, aveva

posto l’accento sul tema della “follia”.

Il Cancello, non nasce quindi immediatamente come qualcosa che ha

a che fare con il suono; la ricerca in quel senso si è sviluppata pian piano,

dietro la necessità di rendere questo soggetto estremamente immersivo.

È QUINDI SEMBRATO INTERESSANTE

COSTRUIRE UN VERO E PROPRIO

AMBIENTE SONORO, IN GRADO DI

COLLOCARE LA SCENA IN UNO SPAZIO

FISICO PIÙ CONCENTRATO, DENSO. SI È

IMMAGINATO COSÌ DI POTER FARE

UN’OPERAZIONE CHE È MOLTO PROSSIMA

A QUELLA SVILUPPATA NEL CINEMA PIÙ

RECENTE, MA DI RARO IMPIEGO NEL

CONTESTO TEATRALE. USARE UN SUONO

SPAZIALIZZATO.

Una specie di surround.

Il compositore Marco Fagotti, coinvolto perché curasse la colonna sonora

dello spettacolo e che è stato il vero asso nella manica in questa situazione,

aveva dalla sua l’essere particolarmente esperto in questo tipo di

lavori. La prima ipotesi è stata quella di circondare il pubblico con almeno 4

o 6 casse acustiche in modo da immergerlo nel suono dello spettacolo. Non

solo nella musica, ma nell’ambiente, dentro il quale musica, voci degli attori

e tutto il resto si sarebbero comportati come oggetti sonori.

Dopo le prime prove, è però risultato evidente che non sarebbe bastato.

L’esperienza sonora non sarebbe stata comunque la stessa per tutti. Alcune

peculiarità non avrebbero funzionato a dovere. Si è così passati a considerare

una situazione ancora più estrema: dotare ogni spettatore di una

cuffia wireless dentro la quale far passare il suono spazializzato elaborato

con tecnologia binaurale. La registrazione binaurale consente di collocare i

suoni a 360 gradi nello spazio (mentale) e farli muovere esattamente come

era stato immaginato. In pratica questa tecnologia imita il modo in cui le

orecchie umane captano il suono. Usando questo sistema i suoni vengono

112/PALCHI

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