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La ricercatezza dell’immagine, complemento o estensione della scenografia
fisica, ha raggiunto un livello estremamente complesso e dettagliato.
Non così, spesso, la dimensione sonora che si limita perlopiù a una buona
amplificazione, a una bella musica di fondo e ad un buon bilanciamento
di volumi.
Proprio sulla problematica sonora si è basato invece Il Cancello, una
pièce scritta da Alessandro Pertosa su stimolo di Sergio Pereira Novo, regista
portoghese che, durante le cupe giornate del primo lockdown, aveva
posto l’accento sul tema della “follia”.
Il Cancello, non nasce quindi immediatamente come qualcosa che ha
a che fare con il suono; la ricerca in quel senso si è sviluppata pian piano,
dietro la necessità di rendere questo soggetto estremamente immersivo.
È QUINDI SEMBRATO INTERESSANTE
COSTRUIRE UN VERO E PROPRIO
AMBIENTE SONORO, IN GRADO DI
COLLOCARE LA SCENA IN UNO SPAZIO
FISICO PIÙ CONCENTRATO, DENSO. SI È
IMMAGINATO COSÌ DI POTER FARE
UN’OPERAZIONE CHE È MOLTO PROSSIMA
A QUELLA SVILUPPATA NEL CINEMA PIÙ
RECENTE, MA DI RARO IMPIEGO NEL
CONTESTO TEATRALE. USARE UN SUONO
SPAZIALIZZATO.
Una specie di surround.
Il compositore Marco Fagotti, coinvolto perché curasse la colonna sonora
dello spettacolo e che è stato il vero asso nella manica in questa situazione,
aveva dalla sua l’essere particolarmente esperto in questo tipo di
lavori. La prima ipotesi è stata quella di circondare il pubblico con almeno 4
o 6 casse acustiche in modo da immergerlo nel suono dello spettacolo. Non
solo nella musica, ma nell’ambiente, dentro il quale musica, voci degli attori
e tutto il resto si sarebbero comportati come oggetti sonori.
Dopo le prime prove, è però risultato evidente che non sarebbe bastato.
L’esperienza sonora non sarebbe stata comunque la stessa per tutti. Alcune
peculiarità non avrebbero funzionato a dovere. Si è così passati a considerare
una situazione ancora più estrema: dotare ogni spettatore di una
cuffia wireless dentro la quale far passare il suono spazializzato elaborato
con tecnologia binaurale. La registrazione binaurale consente di collocare i
suoni a 360 gradi nello spazio (mentale) e farli muovere esattamente come
era stato immaginato. In pratica questa tecnologia imita il modo in cui le
orecchie umane captano il suono. Usando questo sistema i suoni vengono
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