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SE LA MUSICA
NON ISPIRA ANCHE
LE IMMAGINI,
ALLORA NON MI SENTO
A MIO AGIO.
Thom Yorke
Interno metro. Sonnolenza.
Un momento non meglio precisato
della notte o del mattino. Ancora
buio. La metro muove un ritmo,
reiterato, nel quale s’inseriscono
figure in grigio, omologate negli
abiti come nelle pose, semidormienti
in questo spostamento che è
probabilmente lo stesso di ogni
giorno, verso la stessa direzione,
soldatini, robot senza identità.
Ma qualche elemento – innescato
da un contatto oculare inaspettato
– sfugge alla massa.
È Thom Yorke che entra in
connessione con Dajana Roncione e
questo cortocircuito contro le regole
accende una danza, al ritmo della
metro, al ritmo di Not the news, sesta
traccia di Anima, quarto album
elettronico da solista del frontman
dei Radiohead.
La coreografia che parte è studiata
da Damien Jalet, che Yorke ha
incontrato sul set di Suspiria di
Guadagnino per cui ha realizzato la
colonna sonora. E la regia di questa
storia muta ma altamente sonora,
fatta di linguaggi alternativi, è di
Paul Thomas Anderson.
Anderson e Thom Yorke avevano già
collaborato per tre video di A moon
shaped pool dei Radiohead (ovvero
Daydreaming, Present Tense e The
Numbers, il primo dei quali è un altro
bel gioco simbolico di interni/
esterni) e deve esserci un’intesa tra
i due se l’uno fa dell’altro un così
limpido eroe senza nome, espressivo,
testardamente umano contro
l’omologazione massiva che il video
denuncia, l’uomo che forse Yorke
ha sempre cercato di essere.
Il musicista aveva già iniziato a
scoprire la portata espressiva di un
corpo in movimento, da solo in Lotus
Flower (tratto da The King of Limbs)
e in Ingenue (tratto da Amoke
degli Atom for Peace) in coppia
con la giapponese Fukiko Takase.
Qui il livello si alza.
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