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STANZE_12_23_INTERNI

Un trimestrale di ricerca ed approfondimento culturale

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Dopo le incursioni al terzo piano, il suo appartamento gli sembrava sempre terribile. Alzò le

tapparelle e spalancò le finestre, e confrontò gli spazi che ancora gli piacevano - due: la parete

coi quattro vinili autografati e incorniciati (Automobili, di Lucio Dalla; Panama e dintorni, di Ivano

Fossati; Tato Tomaso’s Guitars, di Ivan Graziani; Rank, degli Smiths, siglato da Johnny Marr) e

la fiancata della cassettiera bianca vivacizzata dalle manate di suo nipote Alfredo, quando era

bambino - con quelli di cui, più o meno consapevolmente, aveva cominciato a vergognarsi: le

piastrelle verdognole vecchia Milano, posizionate, chissà poi perché, in modo che le decorazioni

monolaterali compissero una specie di svastica intorno alle fughe; la lava lamp giallo e rosa

shocking, acquistata di seconda mano dagli eredi di un avvocato a Lorenteggio, così come il

divano Chesterfield a due posti, color vinaccia, cuoio screpolato, intorno a cui si reggeva l’intero

impianto estetico decrepito dei trenta metri quadri che Valerio sfruttava di più: un open space

soggiorno-studio-angolo cottura con parete attrezzata piena di cd e vinili a incorniciare una

tv Philips 36 pollici e un giradischi Shuman MC-250BT del peso di nove chili e con funzione

Bluetooth.

La quota più sconfortante, però, era rappresentata da due grossi ganci neri avvitati a metà del

corridoio, tra la sua stanza e il bagno. Valerio li usava come appendiabiti, ma un tempo erano stati

supporti per chitarra: i primi pezzi d’arredamento che aveva personalmente montato in quella

casa e gli ultimi a figurare nella lista di oggetti che pensava di dover ridestare.

Casa: una questione di colori da abbinare, spazi da riempire e abitudini da consolidare. Era stato

un inquilino sincero? No: quell’appartamento parlava di lui soltanto attraverso le cose che non

aveva scelto. Di gusto, almeno? Neanche. Non c’era interezza, non c’era una linea, non c’erano

idee. Aveva arredato citando. Ma le citazioni hanno sempre una data di scadenza.

Nicola H. Cosentino, Le tracce fantasma

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