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STANZE_12_23_INTERNI

Un trimestrale di ricerca ed approfondimento culturale

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Non rispetto più la letteratura delle religioni, preferisco il canto

e l’incertezza.

Rifiuto la politica dei se e gli uomini che non conoscono opinioni,

l’inchiodo nell‘oblio dei dimenticati.

Perché è necessario il peso del valore. E non mi stanco mai di essere

contro.

Ho fame di un nuovo umanesimo.

E poi, se mi chiedi che ho fatto in tutti questi anni, ho attraversato

persone.

Le ho abitate.

Sono stata una tana, Il rifugio di chi ricerca bellezza.

E ho camminato.

Ho camminato tanto.

INT. SALA. STESA SUL DIVANO – SERA

DICO:

: - Non ho più scritto lettere d’amore. Nessun verso a santificare i

sentimenti. Ho creduto che viverli fosse più importante delle parole.

Ma solo un corpo nudo è verità. Poesia è sapersi spogliare dalle

bruttezze che ci aggrediscono. Le illusioni sono un carcere per la

stupidità. Non ho paura della mia caduta, e se ci fosse la possibilità

di rivivere anche il giorno peggiore, lo rivivrei, senza esitazioni.

Sono scesa a patti con la mia esistenza.

È cessata la guerra, finiti i fuochi.

Quando si decide di abbandonare un ricordo, la vita torna a sedersi

accanto.

INT. CAMERA DA LETTO. DISTESA – NOTTE

: - Una volta mi hanno detto pensa alla fecondità come un

melograno, una bacca come una vulva, ai numeri di semi per procreare,

ai numeri degli amplessi che ti faranno godere.

Giochiamo a fare i figli con le parole?

Io l’ho guardato e poi gli ho detto: lo sai che questo a Foggia è un

dolce per i morti?

Io invece ho pensato al rosso rubino rosso e a tutto quel sangue che

mi porto appresso da più della metà della mia vita come l’unico

matrimonio possibile.

Io ho pensato al rosso bordò granata al melograno come la bomba a

mano, ovaie proiettili per guerre.

E gli ho detto: - Lo sai che questo è il frutto della Turchia, Iran,

Palestina, Africa, Pakistan, Arabia, Messico, che succhi semi di terra

e di rabbia.

Tu che vedi l’utero come il Quirinale, io ci butterei una sassata di

melograni sul Quirinale.

E poi lo diceva PierPaolo: “La Rivoluzione non è che un sentimento”.

I figli che non avrò mi ringraziano ogni giorno, l’avrei sfiniti

d’amore.

E certo che non me ne sarebbe fregato niente del dolore, ma tu che

ne puoi sapere del dolore?

Nemmeno io, ma la differenza tra noi due è che io lo posso intuire.”

59/FOTOGRAMMI

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