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SONG TO SONG
Terrence Malick, 2017
Conturbante pellicola di Malick ambientata ad Austin, in Texas. Un
lungo videoclip in cui gli attori fanno a gara di intensità e bellezza, e le ambientazioni
vengono scelte volutamente neutre, sgombre, impersonali per
dare maggior risalto possibile ai tumulti di ciascun personaggio.
Le case sono molto vuote, sembra sempre che si sia appena traslocato,
arredate al minimo e con stile minimal, appaiono senza anima, quasi fossero
solamente luoghi di passaggio.
Che si tratti della sconfinata villa con piscina del produttore discografico
o delle abitazioni molto più modeste degli altri protagonisti, l’instabilità,
la provvisorietà fanno da vero e proprio marchio di fabbrica.
Case anonime, spoglie, con pochi mobili distanziati tra loro e pochi
oggetti, qualche quadro astratto, nulla che rimanga impresso nella memoria,
affinché il regista possa catalizzare tutta la nostra attenzione su sguardi,
espressioni e corpi.
Gli spazi esterni sono enormi, sempre ben visibili da vetrate immense,
sia quelle pianoterra affacciate su prati di un verde irreale e su piscine appariscenti,
ad uso e consumo di party di lavoro molto mondani, sia quelle a
piani altissimi. Gli spazi aperti hanno enorme importanza, ma è all’interno
che si consolidano legami e, solo qualche volta, si getta la maschera. La luce
è sempre chirurgica, inonda tutto in modo crudele.
Quando le cose diventano troppo preparate, la vita esce da esse.
Terrence Malick
49/FOTOGRAMMI