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Kind of seeping in, through
the windows and doors
in through the pores into the
warmth II, 2023
olio su tavola di betulla montata
su cornice di frassino
15 ✕ 12,5 cm
(cornice 29,5 ✕ 27 cm)
© PLUS-ONE Gallery
Gli esterni, il verde, l’azzurro, la nudità in pieno sole, sono tutte espressioni
di una volontà, di un bisogno di fuga che cede spazio, nei disegni italiani
del 2017 (realizzati per la mostra Whatching Televisions alla Galleria Centofiorini
di Civitanova Alta), ad interni dominati da nature morte che lasciano
la luce di giornate assolate a finestre sull’esterno, dove si trova tutta la vita
a lungo sognata ma che in qualche modo non riesce ad essere vissuta.
È una sottile linea psicologica quella che insegue Judit Kristensen in
questa serie: sono sensazioni di noia, apatia, indolenza, affidate alle ombre
di tende e poltroncine, a bottiglie sui tavoli e a schermi televisivi fissi su
canali in attesa di programmazione. Se il bianco dominante dei primi lavori
le permette di scappare dalla lunga notte svedese, quando è immersa nel
sole dell’Italia sembra ci sia bisogno di un contrasto o di un limite da porre
alla piena esperienza della luce.
La scelta cromatica è più scura ma quel senso di inquietudine e di
attesa non è cambiato ed è ancora affidato ad una tecnica veloce e semplice,
affinché l’impeto venga subito colto, realizzato senza le dispersioni che potrebbe
causare l’utilizzo di procedimenti più lunghi ed articolati.
Del resto gli artisti che più influiscono sulla sua visione rispecchiano
questo modo di lavorare: dall’americano Daniel Hidkamp, allo svedese Bengt
Johnsson-Wennberg, al californiano Henry Taylor, o anche Dexter Dalwood,
Mike Silva o Anna Bjerger.
È lo sguardo fresco, attuale ed impegnato di una giovane artista che
produce immagini da interpretare, dietro le quali riuscire a captare la rifles-
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