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BREZ - Javni sklad republike Slovenije za kulturne dejavnosti

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Elena Bulfon<br />

VOGLIA DI VITA<br />

literatura<br />

»Luigi, stai male? Luigi, svegliati! Rispondi, per piacere! Oh, mio Dio, cosa<br />

faccio ora?«<br />

Sentivo da lontano una voce familiare, anche se, in quel momento, non<br />

sapevo a chi attribuirla. Provavo un forte dolore al petto, che si stava lentamente<br />

affievolendo, dandomi una strana sensazione di sollievo mista a<br />

quella del piacere. Una soave ninnananna aleggiava nell’aria. Era quella che<br />

mi cantava la mamma quand’ero piccolo. Avevo la sensazione che la mamma<br />

fosse lì e mi cullasse nel suo abbraccio morbido e caldo. Sarei rimasto lì<br />

tranquillo, promettendo di non piangere o mugolare, se solo lei avesse continuato<br />

a cantare con quella voce melodiosa e leggera. Ero l’unica, anche se<br />

piccola, nuvola bianca nel più azzurro dei cieli estivi. Sublime.<br />

»Crack!« Un forte rumore improvviso e mi trovai davanti ad una porta<br />

bianca con un particolare pomello d’ottone a forma di narciso. Ebbi la certez<strong>za</strong><br />

che oltre c’era il buio, nero come il fumo che esce dalle ciminiere.<br />

Abominevoli, si allungano e serpeggiano nel cielo ingrigito nella periferia<br />

della città. Mi ricordai improvvisamente di non aver acceso il fuoco. Mia<br />

moglie si sarebbe arrabbiata. A lei piaceva svegliarsi, indossare la vestaglia<br />

azzurra che le avevo regalato, entrare in cucina già riscaldata. Adorava<br />

inoltre il profumo del caffé appena fatto che le accarez<strong>za</strong>va le narici. Volevo<br />

sorridere, ma mi sentivo rigido, immobile. Il terrore si stava impadronendo<br />

di me, mentre sfor<strong>za</strong>vo i muscoli del mio viso a compiere quel semplice<br />

gesto. Sentivo di dover lottare. Contro cosa? Non capivo cosa mi stesse<br />

succedendo. La porta davanti a me si stava lentamente aprendo nel momento<br />

in cui vedevo un corpo che vi entrava. »Forse non sono io« tentai<br />

di convincermi. Osservai attentamente quel corpo. Mi sembrava di vedere<br />

una mia fotografia in cui avevo i capelli folti e bianchi, gli occhi azzurri<br />

ma stanchi e spenti, la bocca socchiusa che accennava ad un sorriso, la<br />

fronte raggrinzita con profondi solchi, lunghi torrenti che le rigavano da<br />

una parte all’altra, la pelle del viso chiara, quasi trasparente, coperta da<br />

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