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L’OCCHIELLO A. Bianchi La compliance doganale: un fattore cruciale in un mondo deglobalizzato Nei quindici anni compresi fra il 2008 – l’anno della grande crisi finanziaria – e il 2022, le misure protezionistiche in vigore nel mondo hanno visto una crescita del 714%, raggiungendo il numero monstre di circa tremila fra dazi, sanzioni e quote di esportazione. È quanto emerge dal white paper “Lo scenario degli scambi internazionali in un’epoca di riforme”, curato dal Centro Studi di ARcom Formazione che cita, in questo caso, dati pubblicati nel World Economic Outlook del Fondo Monetario <strong>In</strong>ternazionale, dai quali emerge in maniera evidente che a dare un’accelerazione significativa a questa tendenza sia stata la pandemia da Covid-19: nel 2022 le misure restrittive del commercio internazionale nel suo complesso sono state 3,5 volte superiori rispetto al periodo pre-Covid. Proprio durante l’emergenza pandemica molte catene di approvvigionamento si sono interrotte, cosa che ha indotto diversi Paesi occidentali a sviluppare e promuovere misure per ridurre la propria dipendenza strategica dall’estero, con significativi risvolti sugli scambi internazionali. La tensione continua fra Cina e Stati Uniti, l’invasione russa dell’Ucraina, il conflitto in Medio Oriente e, da ultimo, la crisi del Mar Rosso che sta bloccando le rotte commerciali che transitano per il canale di Suez, sono ulteriori fattori di tensione di fronte ai quali sembra sensato ipotizzare che il multilateralismo che abbiamo conosciuto fra gli anni Novanta e i primi Duemila sia ormai tramontato definitivamente. Al di là delle considerazioni di tipo geopolitico e legate agli equilibri internazionali, è tuttavia importante sottolineare le notevoli implicazioni che questo nuovo quadro globale porta alle imprese di tutto il mondo e, per quanto preme principalmente qui, a quelle italiane ed europee che operano all’interno di filiere ma- Customs compliance: a crucial factor in a deglobalised world <strong>In</strong> the fifteen years between 2008, the year of the great financial crisis, and 2022, protectionist measures in force around the worldwide increased by 714% to reach the humongous total of around three thousand including duties, sanctions, and export quotas. This is what emerges from the white paper “Lo scenario degli scambi internazionali in un’epoca di riforme” (“The international trade scenario in an era of reforms”), edited by the ARcom Formazione Study Centre which cites, in this case, data published in the World Economic Outlook of the <strong>In</strong>ternational Monetary Fund. It shows quite clearly how the Covid-19 pandemic significantly accelerated this trend: in 2022 there were 3.5 times more restrictive measures on international trade as a whole than in the pre-Covid period. Precisely during the pandemic emergency, many supply chains were interrupted, which led several Western countries to develop and promote measures to reduce their strategic dependence on foreign countries, with significant implications for international trade. The continuing tension between China and the United States, the Russian invasion of Ukraine, the conflict in the Middle East and, lastly, the Red Sea crisis that is blocking the Suez Canal trade routes, are further factors of tension that would lead us to sensibly surmise that the multilateralism experienced in the 1990s and early 2000s has now definitively waned. Beyond geopolitical considerations and those linked to international equilibria, it is however <strong>In</strong> <strong>Fonderia</strong> 5