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L’Algeria <strong>di</strong> Alexis de Tocqueville: soggettività e storia nel progetto coloniale dell’Occidente<br />

L’Algeria <strong>di</strong> Alexis de Tocqueville.<br />

Soggettività e storia nel progetto coloniale dell’Occidente<br />

<strong>di</strong> Domenico Letterio<br />

Il corpo <strong>di</strong> scritti in cui Alexis de Tocqueville si confronta con l’esperienza<br />

coloniale francese in Algeria non ha mai suscitato, tra gli stu<strong>di</strong>osi della sua<br />

opera, un vivo interesse. Se si fa eccezione per la comparsa <strong>di</strong> un volume<br />

delle Œuvres Complètes ad essi in buona parte de<strong>di</strong>cato (1962) e per un<br />

celebre articolo <strong>di</strong> Melvin Richter del 1963, è solo negli ultimi anni che<br />

pare possibile rinvenire le tracce <strong>di</strong> una letteratura che li tenga in qualche<br />

considerazione 1 . La rinnovata attenzione per questi interventi è andata <strong>di</strong><br />

pari passo a una crescita dell’interesse nei confronti <strong>di</strong> altri scritti<br />

tocquevilliani «secondari», come quelli sulla politica estera francese e quelli<br />

sul carcere. Si tratta <strong>di</strong> un fenomeno che sembra dare vita ad una complessiva<br />

revisione delle tassonomie che, nella storia del pensiero politico, hanno<br />

inchiodato il pensatore francese a un ruolo <strong>di</strong> mero idolo <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione<br />

democratico-liberale da contrapporre a Marx e alle filosofie marxiste 2 .<br />

Gli scritti sull’Algeria assumono in questo contesto una particolare<br />

rilevanza, dal momento che sembrano rinviare a un’immagine <strong>di</strong> Tocqueville<br />

assai <strong>di</strong>stante da quella usuale. Un’immagine che poco spazio lascia alla<br />

conciliante figura dell’attento osservatore delle società democratiche e dei<br />

pericoli per la libertà che in esse albergano. Nelle riflessioni sull’Algeria, in<br />

particolare, è possibile in<strong>di</strong>viduare un insieme <strong>di</strong> vettori teorici che,<br />

considerati nel complesso del pensiero politico tocquevilliano, paiono<br />

orientati in <strong>di</strong>rezioni quantomeno <strong>di</strong>vergenti, per non <strong>di</strong>re opposte. È allora<br />

la sfida posta da questa complessità a rendere insufficienti i pur suggestivi<br />

tentativi <strong>di</strong> giustapporre le sue riflessioni «illuminate» e quelle più<br />

sorprendenti sui meto<strong>di</strong> spietati da utilizzare con gli algerini, tentativi volti<br />

a testimoniare una supposta incoerenza o contrad<strong>di</strong>ttorietà del pensiero <strong>di</strong><br />

Tocqueville 3 . Quasi a voler suggerire, in modo quantomeno semplicistico,<br />

che il «vero» pensiero tocquevilliano sia quello imperiale, mentre il resto<br />

non costituisca altro che una copertura ideologica. O al contrario, da parte<br />

dei suoi più strenui <strong>di</strong>fensori, che gli scritti <strong>di</strong> Tocqueville sulle colonie<br />

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