A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini
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Giovanni A. Cerutti<br />
intrinseco, per <strong>di</strong>ventare fonte <strong>di</strong> legittimazione <strong>di</strong> un processo in atto nella<br />
vita politica e sociale italiana, trasformandosi in <strong>di</strong>alettica aperta alla lotta<br />
politica. E per questa via perdere la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare tra<strong>di</strong>zione civile<br />
unitaria <strong>di</strong> tutto un popolo (pp. 29-31). Valorizzando la natura<br />
strutturalmente conflittuale del para<strong>di</strong>gma antifascista e considerandolo<br />
via privilegiata, se non unica, alla realizzazione della democrazia<br />
repubblicana, questa elaborazione della memoria finisce per cozzare<br />
frontalmente contro l’idea <strong>di</strong> politica prevalente in un paese senza nessuna<br />
esperienza <strong>di</strong> pluralismo sociale e culturale, che le attribuisce lo stesso fine<br />
della morale del padre <strong>di</strong> famiglia, che deve salvaguardare l’unità e la<br />
solidarietà interna al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni motivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a. Insistendo sul carattere<br />
<strong>di</strong> prospettiva per il futuro dell’esperienza vissuta, finisce per rendersi estranee<br />
anche le aree più solidali alla Resistenza, che, mosse più da scelte umane<br />
che dall’impegno ideologico, hanno comunque vissuto la guerra come una<br />
trage<strong>di</strong>a. Chiarini evidenzia, quin<strong>di</strong>, una contrad<strong>di</strong>zione all’interno<br />
dell’antifascismo tra una domanda politica <strong>di</strong> inclusione e un’offerta<br />
identitaria <strong>di</strong> esclusione, tra la descrizione, cioè, della Resistenza come lotta<br />
<strong>di</strong> liberazione <strong>di</strong> tutto un popolo, sostenuto dall’impegno morale verso il<br />
riscatto democratico e l’elaborazione <strong>di</strong> una memoria centrata sulla<br />
<strong>di</strong>stinzione tra partigiani rivoluzionari e la maggioranza degli italiani<br />
atten<strong>di</strong>sta (pp. 37-39).<br />
L’ampia fascia della società italiana che la memoria antifascista non riesce<br />
a interpretare è pur tuttavia assolutamente estranea alla memoria neofascista,<br />
che oltre ad essere anch’essa estremamente politicizzata, facendo del conflitto<br />
la prassi dei rapporti sociali, rappresenta un sistema <strong>di</strong> credenze<br />
inesorabilmente consegnato al passato dalla vicende tragiche della guerra.<br />
Inoltre la posizione irriducibilmente antisistemica dei gruppi neofascisti è<br />
totalmente incompatibile con la naturale pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> questi settori<br />
sociali a valutare comunque positivamente l’or<strong>di</strong>ne costituito. È una fascia<br />
maggioritaria nella società italiana, la cui impoliticità si traduce in un <strong>di</strong>ffuso<br />
scetticismo verso i protagonisti della nuova vita politica. La cifra del suo<br />
atteggiamento è la passiva ricezione <strong>di</strong> un orizzonte <strong>di</strong> valori e convincimenti<br />
che affondano le loro ra<strong>di</strong>ci nell’esperienza della sopravvivenza quoti<strong>di</strong>ana<br />
mescolata con elementi ricavati dal magistero esercitato dalle agenzie sociali<br />
tra<strong>di</strong>zionali: la parrocchia, la famiglia, il sistema educativo. Una fascia <strong>di</strong><br />
società italiana profondamente influenzata dalla propaganda del regime,<br />
nei confronti della quale si era trovata completamente esposta, senza alcun<br />
strumento per vagliarla criticamente, i cui stessi quadri <strong>di</strong> percezione della<br />
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