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A-Colophon+ indice - Centro di Documentazione Del Boca – Fekini

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Andrea Beccaro<br />

demarcazione etniche la conflittualità resterà sempre. Questo perché alle<br />

elezioni si presenteranno partiti etnici che favoriranno la propria etnia<br />

colpendo le altre 87 .<br />

Secondo la Kaldor gli interventi, in ex Jugoslavia e Somalia per fare solo<br />

due esempi, sono finora falliti perché non si è compresa la vera natura del<br />

conflitto 88 . In tali contesti dove l’autorità dello Stato è scomparsa, dove<br />

<strong>di</strong>versi attori agiscono contemporaneamente e dove crimine, violenza e<br />

guerra si fondono non si può ragionare in termini classici. Nell’epoca della<br />

globalizzazione non bisogna vedere l’intervento come una violazione della<br />

sovranità 89 . Si sostiene che non s’interviene in luoghi come il Rwanda perché<br />

lontani da noi, ma il filosofo politico americano Michael Walzer si chiede<br />

«quanto a lungo sopravvivrà la civiltà qui se non c’è già lì?» 90 . Il problema<br />

<strong>di</strong> queste operazioni non dovrebbe essere la democrazia, la libertà,<br />

l’allargamento del mercato o quant’altro ma «fermare azioni che scuotono<br />

la coscienza» 91 . Inoltre spesso è la paura dei rischi a bloccare l’operazione<br />

ma, come nota il filosofo, «interventi incruenti e missioni <strong>di</strong> pace sono una<br />

contrad<strong>di</strong>zione in termini: se fossero possibili non sarebbero necessarie» 92 .<br />

Per Steven Metz, analista presso l’SSI, bisogna avere un obiettivo limitato.<br />

Nel breve periodo si deve puntare a fronteggiare il <strong>di</strong>sastro umanitario e<br />

rispondere ai bisogni basilari. Sul lungo periodo si deve ripristinare il<br />

controllo civile per garantire un minimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti umani 93 . Per Arbitrio le<br />

forze militari devono mettere in sicurezza alcune zone per ricreare le<br />

con<strong>di</strong>zioni per la convivenza civile. Solo dopo <strong>di</strong> ciò si può iniziare la caccia<br />

ai signori della guerra e tentare <strong>di</strong> ristabilire un or<strong>di</strong>ne giu<strong>di</strong>ziario. Il tutto<br />

però deve essere proporzionato alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza che si possono<br />

garantire 94 . Una missione non può <strong>di</strong>rsi coronata da successo se non riesce<br />

a separare le categorie etniche da quelle politiche. Un altro problema<br />

dell’intervento è che i <strong>di</strong>plomatici occidentali, per aprire delle trattative, si<br />

rivolgono ai signori della guerra locali legittimandoli e innalzando il loro<br />

profilo internazionale. Bisogna considerare che non sempre le parti in causa<br />

hanno la forza e le capacità per imporre quello che firmano 95 .<br />

È fondamentale comprendere che non esiste una formula strategica<br />

comune a tutti i conflitti. Da situazione a situazione variano le cause della<br />

violenza, i protagonisti, l’ambiente geopolitico circostante e il rischio <strong>di</strong><br />

escalation. Ne consegue che ogni conflitto deve avere la sua strategia <strong>di</strong>retta<br />

contro specifiche capacità del nemico e contro il suo centro <strong>di</strong> gravità 96 .<br />

Metz propone una griglia interpretativa identificando tre tipologie <strong>di</strong><br />

conflitto: controllato, accidentale e involontario. Il primo è il più semplice<br />

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